Ottimisti e pessimisti in guerra sulla crisi Analisi e sondaggi alimentano le posizioni più contrastanti, dall’Unione europea continui allarmi su recessione e disoccupazione. Eppure una parte del Paese reagisce con fiducia e speranza al disfattismo di

Ottimisti contro pessimisti: bella battaglia, di questi tempi di crisi. Positivo contro negativo, rosa contro nero. Ricerche e sondaggi alimentano entrambe le posizioni, autorizzano sia le speranze di chi cerca la migliore via d'uscita dal pantano economico sia il volo basso degli uccelli del malaugurio che davanti ai dati delle statistiche vedono soltanto il segno meno. È vero che la disoccupazione cresce, che le banche chiudono i rubinetti, che calano gli ordini per le industrie e i pagamenti sono sempre più dilazionati. Ma è altrettanto vero che c’è pieno di gente che non molla, che s'ingegna, che affronta le difficoltà come un'opportunità. Gli economisti insegnano che nell'economia moderna un ruolo almeno pari a quello dei dati reali (produzione, consumo, spesa pubblica) è giocato dalle aspettative, cioè da come si immagina andranno le cose. Se prevale il disfattismo, sicuramente il futuro sarà nero. Se invece c’è fiducia, il primo passo verso l'uscita del tunnel è fatto. Essere ottimisti e pessimisti spesso non è questione di migliore analisi della realtà, ma è una pura opzione: quella di chi si trova in una caverna e decide di incamminarsi verso il barlume lontano piuttosto che di voltargli le spalle per paura di non farcela.

In questi mesi di crisi infuria la guerra delle cifre, con Pil che crollano e risparmi che si accumulano, disoccupati che si moltiplicano e bollette della luce che si assottigliano, politici che agiscono e altri secondo i quali non si fa mai abbastanza. Tra ottimisti e pessimisti il confronto è aperto.

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