Roma - Dopo il tavolo sugli ammortizzatori di lunedì, che non aveva accontentato nessuno, la gaffe del ministro Elsa Fornero sulla «paccata» di soldi per i nuovi sussidi condizionata al sì dei sindacati, ieri c’è stata la prima vera schiarita governo-sindacati sulla riforma del lavoro da quando il confronto è iniziato, mentre resta complesso il confronto con le aziende.
In mattinata i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil e Ugl hanno incontrato il ministro del Lavoro per discutere di quello che non è piaciuto (in particolare la scomparsa della mobilità) e di quello che tutti sanno che non piacerà soprattutto alla Cgil, cioè le modifiche all’articolo 18 dello Statuto.
Al termine bocche cucite per non compromettere un equilibrio che è molto precario, ma c’è. Il governo è andato incontro alle richieste dei sindacati in particolare sugli ammortizzatori sociali. L’indennità di mobilità, che nella bozza del governo è cancellata e assorbita dalla nuova «assicurazione sociale per l’impiego» resterà in vigore in alcuni casi, in particolare per accompagnare i lavoratori prossimi alla pensione. Poi il passaggio dal vecchio al nuovo sistema rallenta. Dal 2015 annunciato da Fornero al tavolo, potrebbe slittare al 2017. Confermato l’impegno del governo a coprire i costi della riforma e anche del periodo di transizione.
Solo abbozzato il tema dell’articolo 18, ma le poche cose dette hanno rassicurato i sindacati. La norma dello statuto dei lavoratori che regola il reintegro dei lavoratori licenziati, dovrebbe restare, ma in versione «ristrutturata», per usare un termine del segretario Cisl Raffaele Bonanni, e circoscritta ai licenziamenti discriminatori, per i quali potrebbero essere previsti aggravi rispetto alla normativa attuale. Le aperture dovrebbero riguardare gli altri, quelli economici e per giusta causa. In particolare per quelli disciplinari ci dovrebbe essere una gradazione a seconda della gravità della causa di licenziamento.
Questa partita, delicatissima, è in mano ai segretari generali che ieri hanno ostentato ottimismo. Un «incontro utile e costruttivo, mi pare stiano maturando cose positive» è stato il commento di Susanna Camusso, leader delal Cgil, che si è però lamentata perché a volte il ministro è «un po’ arrogante». Secondo Bonanni «la situazione si sta ammorbidendo». Per Angeletti, quello di stamattina «è stato un incontro utile». Nei prossimi giorni, ha annunciato, «proseguiranno le riunioni, anche se non sappiamo ancora le date».
Decisamente più complicata la trattativa con le aziende. La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha liquidato la frase pronunciata martedì da Fornero con una battuta: «Una paccata di soldi? Non mi pare. Una paccata e basta». Ma l’allungamento dei tempi di transizione al 2017 va incontro a una richiesta degli industriali.
A bocca asciutta, almeno per il momento, le piccole imprese, che ieri hanno incontrato Fornero incassando solo un impegno a valutare le cifre fornite da Rete imprese italia.
A pesare sulle Pmi molte delle misure contenute nelle bozze . C’è intanto l’aumento dei contributi per i contratti a termine. Circa ,1,5% per cento. Una misura per rendere più convenienti i contratti a tempo indeterminato, accompagnata da una serie di restrizioni nei requisiti dei contratti a progetto, di apprendistato e delle collaborazioni tra aziende e partite Iva.
I collaboratori, salvo alcuni casi, secondo la bozza non potranno lavorare più di sei mesi all’anno per le aziende e il collaboratore non potrà ricavarne più del 75% del suo reddito. Previsto un aggravio anche per i contratti a progetto. Pagheranno più contributi alla gestione separata, anche se non è stato deciso di quanto crescerà l’aliquota.
Poi c’è il capitolo ammortizzatori. Quelli nuovi comporteranno maggiori costi per artigiani e commercianti a fronte di un sussidio che i dipendenti di quel settore utilizzano poco.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.