Gian Piero Milanetti
Roma capitale dei «tourist scams». Così vengono chiamati, nel linguaggio del turismo internazionale, i raggiri, gli imbrogli, le ruberie, a danno di chi viaggia per diletto. E, in Europa occidentale, la Città Eterna è la metropoli dove, più di ogni altra, i turisti sono costretti nella parte dei polli da spennare. Almeno a giudicare dalla quantità di episodi di «tourist scams», appunto, di cui traboccano i più visitati siti per vacanzieri. Certo, i tempi del pacco di Fontana di Trevi, «venduta» da Totò allo sprovveduto turista italo-americano, sono tramontati. Oggi, le tecniche di raggiro sono più sofisticate, ingegnose, imprevedibili. Chi raggira i turisti può mostrare un distintivo. Indossare una divisa da poliziotto. Finta, ovviamente. Come nellimbroglio dei falsi poliziotti che chiedono di visionare i soldi dei turisti con la giustificazione di dover controllare se sono autentici, salvo poi sostituirli con banconote false. Gli scenari sono il Colosseo, fontana di Trevi, piazza Navona, Trinità de' Monti, la stazione Termini, e in genere il centro storico. E le vittime sono indistintamente turisti o autisti degli autobus. Il meccanismo è così oliato, collaudato, che potrebbe ingannare anche un italiano. Tutto inizia con qualcuno che chiede le indicazioni per una strada o un monumento. Subito dopo ecco arrivare due «guardie» in uniforme, e con distintivi. I finti poliziotti conducendo con sé il primo uomo, come se fosse in stato di fermo. E chiedono con tono intimidatorio: «Conoscete questuomo? Cè stato scambio di denaro, tra voi? Egli è uno spacciatore di denaro falso e opera in questa zona. Quindi, ora dobbiamo controllare la vostra identità e i vostri soldi. Documenti prego!». I finti poliziotti controllano i documenti e le banconote del presunto spacciatore. E rapidamente gli restituiscono il tutto. Poi con tono intimidatorio chiedono passaporto e denaro allo straniero di turno. Mentre uno dei due «poliziotti» controlla il denaro, laltro chiede con tono autoritario se il malcapitato ha altro denaro da far controllare. Mentre il turista fruga nelle sue tasche o nella sua cintura-portafogli, la seconda «guardia» sottrae un certo numero di banconote o le sostituisce con altrettante false. Terminato il controllo, i due finti poliziotti restituiscono il denaro e il malloppo alleggerito. Si scusano e salutano con grandi strette di mano, dileguandosi con il bottino. «Un mio amico autista di bus turistici», racconta Gulshesh sul sito www.virtualtourist.com, «ha perso così 4 mila euro!». Il trucco ha il suo cardine nellimpossibilità da parte degli stranieri di riconoscere lautenticità delle divise e la reale appartenenza a corpi di polizia. Una delle varianti possibili è che al posto dei due falsi poliziotti in uniforme, ad entrare in azione è un solo uomo, in borghese, sempre con un falso identificativo. Unaltra ancora è quella del presunto spaccio di droga, al posto di quello delle banconote false. Il risultato è lo stesso. Ed i truffatori sono così abili e professionali e il meccanismo così oliato - assicura Scriptamanent, sempre su virtualtousrit - che rischia di farsi imbrogliare anche chi è a conoscenza di questo trucco. Un raggiro ancora più difficile da prevenire è quello del negozio di souvenir «taroccati». Questo «tourist scam», infatti non è perpetrato da poliziotti e distintivi finti e non richiede messe in scena che possono insospettire o per le quali si possa essere messi in guardia. La «fregatura» è così sottile che chi ne è vittima, spesso neanche se ne accorge. Ecco come funziona. Lalbergo prenota un tour della città. Giunto davanti a San Pietro, il pullman scarica i turisti davanti a una rivendita di souvenir. La guida spiega che proprio quello è il negozio ufficiale affiliato con il Vaticano e che lì si possono acquistare monete commemorative che cresceranno rapidamente di valore, in quanto in edizione limitata. Linvestimento è quindi eccellente. Confidando nel nome del Vaticano i turisti comprano senza sospetto souvenir con salatissimi sovrapprezzi e «patacche» di nessun valore, senza sospettare di avere avuto «pacco e contropacco». Pochi se ne rendono conto. «Gli stessi souvenir - racconta Francia Lindon, di Alpharetta, Georgia (Usa), su www.richsteves.com - erano venduti nei Musei Vaticani a un terzo del prezzo. Ma non avevano le monete.
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