Ma come mai il Genoa si allena sempre a porte chiuse? Martedì e giovedì l'allenamento è aperto al pubblico. Eppure domenica ha vinto il derby rendendo più positiva la stagione. Questa la domanda, con le varie possibili risposte, che da tre giorni molta gente si è posta. Sarà forse per le polemiche nate tra tifosi e alcuni giocatori della vecchia guardia durante la partita contro la Samp? Da Villa Rostan non trapela nulla, ma è inevitabile pensare che sia così. Anzi è questo il motivo. Per evitare problemi di concentrazione, ma soprattutto per stare più tranquilli senza alcuna pressione, la società ha deciso che per tutta la settimana il gruppo si allenerà a porte chiuse. E non è ancora dato a sapersi se mister Ballardini parlerà prima del match con la Lazio. Ma sono molti coloro che si chiedono che bisogno c'era di chiudersi così a riccio. D'altronde se era comprensibile la chiusura preventiva di martedì, alla ripresa degli allenamenti, non si capisce perché dopo i due comunicati stampa distensivi rilasciati dalla Tifoseria Organizzata e da Milanetto, non si sia pensato di revocare questo divieto.
D'altronde i tifosi ne avrebbero anche diritto, visto che per tutta la stagione hanno sempre sostenuto la squadra anche nel momento più buio della stagione dopo la sconfitta interna contro l'Udinese. Ed invece no. Dal sito ufficiale si apprende che pure la seduta di stamattina sarà off limits. Il cancello dell'ingresso resterà così «difeso» dal custode Ugo che toglierà la catena solo per il passaggio di atleti e dirigenti. Davvero una situazione paradossale. Cose da Genoa verrebbe da ribattere. Vincere il secondo derby del campionato, avendo forse condannato alla retrocessione gli «odiati cugini», e non poter sentire il calore della propria gente. Tanto mistero rischia persino di alimentare gli erronei dubbi di chi cantava «Il derby non si regala».
Perché questa voglia di nascondersi? Il peggio è ormai passato. Tra i «senatori» e la tifoseria è tornato il sereno. Dunque sarebbe stato una scelta saggia lasciar stemperare la tensione aprendo i varchi del Signorini a chi volesse riabbracciare la squadra dopo il «regalo» di domenica sera. E forse era anche giusto, considerato che al triplice fischio finale i giocatori non sono andati neanche (a festeggiare) sotto la Nord. Come di consueto. Come pure nelle sconfitte. E se dopo la gara si può capire tensione ed emotività, non lo si capisce per gli allenamenti settimanali.
Intanto, dopo la sindaco Marta Vincenzi pure il presidente della Regione, Claudio Burlando, interviene sulla situazione della Samp stuzzicato dagli studenti. «Sono genoanissimo, ma mi dispiacerebbe se il Doria retrocedesse». Sicuramente non una dichiarazione che farà felici gli altri genoani.
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