L a «Associazione Italia-Urss» vede la luce quando ancora non è iniziata la guerra fredda e in Occidente permane il clima della «grande alleanza antifascista» stipulata da Roosvelt con Stalin. Da Mosca viene linput per animare una rete che organizzi il consenso alla politica sovietica. Abbiamo oggi la documentazione circa le direttive concordate dai responsabili della politica estera e ideologica, come Molotov, Zdanov e Suslov. LAssociazione Italia-Urss nasce in quel contesto. Lo schema ricalca lesperienza dei comitati antifascisti che negli anni Trenta il capo della propaganda del Komintern in Europa, leditore Willi Munzenberg, faceva fiorire prima da Berlino e poi da Parigi e Londra. In primo piano non erano i comunisti. Si valorizzavano esponenti di altri partiti insieme con letterati e scienziati. Il tutto doveva suggerire che guardare in modo positivo allUnione Sovietica non era una scelta di parte ma la logica conclusione degli uomini liberi. Lelenco delle adesioni era steso con lintento di sottolineare come il filocomunismo fosse tuttuno con la democrazia e la cultura. Lanticomunismo, di riflesso, non poteva che evocare fascismo e barbarie.
Su questa strada «Italia-Urss» è andata avanti per decenni attraversando le varie fasi della politica sovietica: prima inneggiando a Stalin, poi, durante Kruscev tra il 1956 ed il 1964, valorizzando liniziale primato sovietico nella gara spaziale e quindi attaccando lanticomunismo in nome della pace e della distensione. A partire dal 1968 trionfa lidentificazione tra comunismo e democrazia e tra fascismo ed anticomunismo. Il nome che colpisce maggiormente nellelenco del comitato direttivo di «Italia-Urss» dellepoca è quello di Vito Laterza, titolare della casa editrice di Benedetto Croce, ex «tempio» della cultura liberale e antifascista. Del resto Lo storico della filosofia, Eugenio Garin, ha ricordato come dagli anni Settanta il filocomunismo potesse vantare un raggio di influenza editoriale che si estendeva da Einaudi a Laterza, dalla Feltrinelli a La Nuova Italia, dal Saggiatore alla Sansoni, radicandosi soprattutto nelleditoria scolastica.
Nel corso degli anni «Italia-Urss» ebbe al proprio vertice anche chi si occupava dellamministrazione del Partito comunista e divenne così un accreditato punto di riferimento per i rapporti italo-sovietici. Era il periodo in cui aziende italiane per concludere accordi commerciali con lUrss dovevano tagliare i finanziamenti agli istituti culturali attenti ai problemi dei Paesi dellest determinandone la chiusura. Gli organizzatori di «Italia-Urss», insensibili ai dissidenti, ancora allinizio degli anni Ottanta furono animatori di campagne filosovietiche come le «marce della pace» contro la Nato. Mentre i sovietici mettevano sotto tiro dei loro SS20 le capitali dellEuropa occidentale lintellettualità di «Italia-Urss» su settimanali come Panorama teorizzava che linstallazione di euromissili della Nato fosse un pericolo nucleare per la nostra popolazione civile.
Ma la questione di fondo non riguarda come «Italia-Urss» sia stata promossa dai sovietici quanto lassenza di un qualsiasi serio ostacolo ad essa in Italia e lomertà dei ministri dellinterno su quanto di illegale facevano i sovietici in Italia: dalle strutture paramilitari ai finanziamenti alle Botteghe Oscure. Lapologia dellUrss si presentava sotto veste di «informazione», «distensione», «pace», «cultura», «antifascismo».
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