Arturo Gismondi
Parlando un giorno di un attore che aveva scambiato un fiasco per un trionfo clamoroso, Ennio Flaiano concludeva in modo lapidario: «L'insuccesso gli ha dato alla testa». Deve essere questo il caso dei compagni del partito di Bertinotti autori del manifesto con su effigiato un panfilo lussuoso sormontato dal motto: «Anche i ricchi piangano». A Rifondazione, dinanzi ai lazzi e ai frizzi suscitati, debbono avere adottato il principio del parlate di me, magari male ma parlatene, se è vero che hanno in progetto un nuovo manifesto, ispirato stavolta «al positivo» e cioè a Robin Hood che toglieva ai ricchi per dare ai poveri, questa essendo l'idea che la sinistra-sinistra si è fatta della legge finanziaria.
Staremo a vedere il manifesto, quando ci sarà, e siamo ansiosi di sapere quale faccia appiopperanno a Robin Hood. Se siamo in tempo per farlo, suggeriamo quella di Padoa-Schioppa al quale, parlando alla Camera della legge finanziaria, è sfuggita dal cuore una frase rivelatrice dei suoi sentimenti laddove ha fustigato «le lamentele dei ricchi» che non ci stanno a dare il loro obolo in favore dei poveri. C'è stato chi si è meravigliato nel sentire il ministro esprimere un concetto simile a quello del manifesto di Rifondazione. Padoa-Schioppa, è vero, riduce il pianto dei ricchi a un lamento, ma insomma siamo lì, e si sa da che parte sia il nostro ministro.
Lo pensa anche Sergio Cofferati, sindaco di Bologna, predecessore alla Cgil di Guglielmo Epifani, il quale ultimo quella finanziaria se l'è intestata senza tanti riguardi. «Quando ho sentito il ministro Padoa-Schioppa parlare dei ricchi - dice Cofferati - sono rimasto davvero basito». Forse perché, come ha pensato chi scrive, a parlare è un uomo che come vicedirettore della Banca d'Italia, e poi come membro del board della Banca centrale Europea, i ricchi deve averli conosciuti di persona.
Un personaggio siffatto, ancorché capitato nel governo Prodi, non dovrebbe confondere i ricchi, ai quali mi sentirei di ascriverlo, parlando di una platea formata sostanzialmente dal lavoro dipendente, e dal ceto medio produttivo, di lavoratori che mettono insieme, lordi, 40 mila euro, o 75 mila, diciamo largheggiando da 2000 a 3000 euro, sempre lordi, che dal nuovo calcolo delle aliquote o perdono di sicuro, o quanto meno non guadagnano rispetto a un anno fa quando governavano i nemici del popolo Berlusconi e Tremonti. A scandalizzare l'ex segretario della Cgil debbono essere state le tabelle sulle aliquote pubblicate dai giornali, e che certo gli saranno state sottoposte nel suo ufficio di Palazzo d'Accursio a Bologna. Anche perché toccherà a lui, compito sgradito a un sindaco rosso che ci tiene alla popolarità, erodere ancora di più quel peculio aumentando l'Ici sulla casa, o la tassa sull'immondizia.
Cofferati ironizza sul «Padoa-Schioppa che si presenta come un Robin Hood» che dà ai poveri togliendo ai ricchi.
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