Padova Concorso per agenti? Bisogna conoscere il dialetto veneto

La comprensione della parlata veneta, meglio conosciuta come dialetto: è uno dei requisiti richiesti alla prova di cultura generale di un concorso per un posto di vigile urbano a Battaglia Terme (Padova). Chi supererà la prova di comprensione del veneto davanti alla commissione d’esame avrà due punti in più sui 30 complessivi previsti dal concorso. A proporre l’inserimento del dialetto tra le nozioni «fondamentali» per un vigile, l’assessore leghista di Battaglia Terme (Padova), Alfredo Beghin, in una giunta guidata da un sindaco del Pdl. Beghin ha sottolineato che non si tratta di una provocazione, ma più semplicemente della giusta risposta al fatto che ci sono molti anziani e hanno il diritto di rivolgersi ai rappresentanti sul territorio dell’ amministrazione comunale in modo diretto usando anche il dialetto. L’ennesima stupidaggine, la solita provocazione leghista, sbotta il linguista e professore emerito di Storia della lingua italiana, Gian Luigi Beccaria. «Prima di tutto bisognerebbe definire di quale dialetto stanno parlando, il padovano, il veneto o chissà cos’altro - si domanda Beccaria - anche perché il veneto, come il lombardo o il piemontese non esistono. Sono agglomerati di dialetti al loro interno. Qual è il dialetto piemontese per esempio? Il torinese, il cuneese, l’astigiano delle campagne? Esiste invece la lingua italiana. Io che amo i dialetti e li ho sempre coltivati non direi mai una cosa del genere».
Beccaria vede la proposta veneto come l’ultimo atto della provocazione politica leghista, una proposta «che contribuisce a distruggere i dialetti, piuttosto che salvaguardali».

«Se uno telefona al Comune di Como - racconta Beccaria - si sente rispondere una voce che spiega di schiacciare il tasto 1 per ascoltare le informazioni in italiano, 2 per l’inglese, 3 per il dialetto». «Inoltre si tratta, secondo il noto linguista, di una proposta »tecnicamente irrealizzabile».

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