Padova - Per i padovani è stata la domenica della festa e il lunedì del risveglio dalla sbornia. Si parlava di calcio, ovviamente, come era facile dedurre dalle prime nove pagine del Mattino di ieri, tutte dedicate alla promozione del Padova calcio in serie B al termine di una incredibile vittoria conquistata all’ultimo respiro sul campo della Pro Patria, a Busto Arsizio. E la politica? E le elezioni? E il sindaco? Massì, c’era anche quella pratica da sbrigare, ma alle urne l’affluenza si è fermata al 65 per cento, 10 punti in meno del primo turno. E alla fine ad avere la meglio è stata la fama di sceriffo rosso che, per quanto contestata dal candidato del Pdl, Marco Marin, ha regalato a Flavio Zanonato il secondo mandato a palazzo Moroni. Rispetto alla volta scorsa, quando aveva sconfitto un centrodestra diviso, Zanonato è stato costretto al secondo turno da Marin, già olimpionico di scherma, che nel corso della campagna elettorale non ha esitato a usare la sciabola per controbattere alle argomentazioni del sindaco uscente. Una sciabola che gli era valsa al primo turno un lusinghiero 44,9 per cento dei voti, assai vicino al 45,6 dell’avversario. Ma al ballottaggio, complice il calo di affluenza e la felice distrazione calcistica, oltre quattromila voti (52% contro 48%) hanno dato al candidato del centrosinistra con fama da duro, da sceriffo, grazie al famigerato muro di via Anelli, la chance di riproporsi per un secondo mandato.
«Non posso dire di essere stato sicuro di vincere - ammette Zanonato - perché avvertivo nell’aria uno schieramento avversario forte, organizzato. Però devo dire anche che ero fiducioso sul buon senso dei padovani e speravo che i risultati di questa amministrazione venissero presi in considerazione dagli elettori. La mia fiducia alla fine è stata premiata. I padovani vogliono dare continuità a quel che è stato fatto finora, questo è il riconoscimento di un lavoro ben fatto». Il risultato non sarebbe ancora certo, manca ancora qualche decina di seggi allo spoglio, ma Zanonato si sente sicuro. «Ho sempre proposto un programma ben chiaro per la città - ha aggiunto - mentre Marin ha ripetuto sempre gli stessi slogan imparati a memoria. Voglio essere il sindaco di tutti i padovani, l’ho sempre detto, è una vittoria che abbiamo raggiunto insieme».
«È stata una battaglia molto impegnativa - ha aggiunto Zanonato - soprattutto nella seconda parte. Sono partiti tutti impegnatissimi a organizzare incontri nelle piazze e nelle strade. Sono molto riconoscente, perché hanno fatto un lavoro enorme». A Marin, di fatto, sono mancati i voti della Lega, visto che Padova è forse l’unica città del Veneto in cui il Carroccio non riesce a sfondare. E, a dire la verità, i leghisti dimostrano di non essere particolarmente compatti quando, ai ballottaggio, si tratta di sostenere un candidato del Pdl. Che sarà pur sempre alleato ma che in Veneto, complice la corsa alle prossime regionali, è considerato più un concorrente. Eppure Marin, considerata l’immagine da giustiziere anti-immigrati che Zanonato aveva saputo costruirsi andando a fare il «leghista» in via Anelli, ha comunque saputo ottenere un buon risultato personale.
Gli hanno dato una mano i leader nazionali che lo hanno accompagnato nelle piazze padovane e forse un po’ meno l’apparentamento con la lista dell’Udc, gravida di un 3 per cento del primo turno ma a cui
erano notoriamente allergici i leghisti. Risultato: parecchi degli alleati leghisti in questo appuntamento elettorale hanno preferito concentrarsi sul calcio e festeggiare la promozione dei biancoscudati in serie B.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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