Padova, al sindaco diessino supercasa con 120mila euro

Massimo Malpica
Flavio Zanonato, sindaco di Padova, diessino di lungo corso e primo cittadino per tre consiliature, ha molto a cuore il problema della casa. Nel programma da candidato, nel 2004, non ha mancato di sottolineare come proprio il «caro affitti», nella città di Sant’Antonio, sia «una delle cause principali che contribuiscono a determinare l’aumento del costo della vita». Non sfugge a Zanonato l’«effetto collaterale» del problema, ossia «la difficoltà a procurarsi un alloggio da parte delle giovani coppie». Un bell’ostacolo alla formazione di «nuove famiglie». Per non dire della situazione stagnante nella gestione dell’edilizia residenziale pubblica a Padova: «Lo scarso ricambio - spiegava il sindaco nel suo programma elettorale - mette a disposizione pochi alloggi all’anno col risultato che possono entrare solo famiglie con un altissimo punteggio e quindi caratterizzate da un grande disagio economico e sociale. L’effetto che si rischia di produrre è la creazioni di “ghetti”». Una potenziale soluzione? «Va rivista la scelta di vendere le case pubbliche», per rilanciare le politiche di contrasto all’emergenza abitativa.
Poi, si sa, ogni storia è un caso a parte. Prendiamo per esempio proprio quella di Zanonato. Nel momento per lui politicamente più duro, dopo il mancato rinnovo come sindaco, nel ’99, quando fu sconfitto al ballottaggio dal candidato della Cdl Giustina Destro, l’attuale primo cittadino almeno il problema casa l’ha risolto. Zanonato abitava al quarto piano di un palazzo anni ’60 di proprietà dell’Ina, poi Consap, nel centro storico di Padova, in piazzetta Conciapelli. Tra il 2000 e il 2001, gli inquilini di questo edificio che offre «un’immagine architettonica di assoluto prestigio», come si legge nel sito della Consap, ricevono una proposta di acquisto.
Molti comprano la casa in cui erano inquilini. Zanonato fa di più. Scambia il suo appartamento al quarto piano con uno al terzo, di 150 metri quadrati: ingresso, salone doppio, cucina, tre camere e tripli servizi. E arriva anche un inatteso bonus, quando nel pacchetto, venduto alla moglie di Zanonato, entra anche una terrazza ex condominiale di circa 100 metri quadrati.
Casa e «dehor» vanno via a un prezzo da vero affare. Non siamo ancora in era euro: la Consap valuta quegli immobili 2 milioni 200mila lire a metro quadrato. Considerato anche lo sconto del 30 per cento, applicato a tutti gli ex inquilini del palazzo di Zanonato, alla fine il sindaco strappa il suo tetto per la più che ragionevole cifra di 230 milioni di lire, meno di 120mila euro. Ovviamente, un prezzo largamente al di sotto delle valutazioni di mercato per gli immobili in quella zona.
A onor del vero va detto che se il primo cittadino ha pagato poco per la sua graziosa dimora, in passato lui e le giunte di centrosinistra non hanno lesinato buoni affari anche per altri. È il caso, per esempio, di alcuni presunti terroristi arrestati nell’ultima retata anti-Br, che a Padova godevano di affitti a dir poco privilegiati. Una vicenda venuta alla luce all’inizio di quest’anno quando si è scoperto che Claudio Latino, Andrea Scantaburlo e Davide Bortolato dopo aver occupato abusivamente alloggi popolari di proprietà dell’Ater padovano, si sono visti regolarizzare la posizione e assegnare gli appartamenti.

Nonostante la genesi illegale e altre anomalie come il dettaglio che alcuni di loro subaffittavano le case. In un caso, addirittura, anche l’inquilino «in appoggio» è stato a sua volta coinvolto nell’inchiesta sulle nuove Brigate rosse.
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it
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