La spuma color dell'oro più dolce del mondo. Nell'antico Egitto traboccava da coppe riposte come trofei e, coi suoi zuccheri, aveva il compito di dare ai defunti l'energia per il loro viaggio nell'aldilà. Nell'aldiqua, invece, ha sempre svolto tutte le funzioni possibili: dal jolly della cucina internazionale al vermifugo naturale, dal nettare afrodisiaco al cicatrizzante, e inoltre la più antica fonte di zuccheri mai conosciuta. Il miele è un'istituzione. E ha oggi, in Italia, ha un percorso turistico tutto suo. Dal Piemonte alla Sicilia, dagli Appennini all'Aspromonte passando sul pelo del mare: una colata di miele può essere il punto di partenza per attraversare un carnet di eventi ed esplorare città d'arte. Un itinerario di quattro stagioni che, come sempre, si concluderà in Umbria a novembre, a Foligno.
Tre modi diversi per identificarlo: il miele «a identità nazionale» (quello cioè presente in più regioni, che include 15 varietà), quello «a identità regionale» (presente al massimo in tre regioni, in ben 22 varietà), quello «a forte identità territoriale», che non supera le 13 tipologie. Il miele si offre al meglio del suo variegatissimo Dna, grazie all'iniziativa delle «Città del miele», che bandiscono anche dei concorsi. «Il miele del sindaco», per esempio, è un agone che si tiene ogni anno a Montalcino (in provincia di Siena), stabilendo quale miele esprima di più l'identità del suo territorio. Altro concorso è quello enogastronomico chiamato «Il miele in cucina», rivolto a trenta istituti alberghieri di tutta la nazione, e che si è svolto lo scorso anno a Châtillon (Valle d'Aosta).
Metafora di dolcezza, talora appetitosa ma ingannevole, il miele incontra espressioni linguistiche internazionali: dalla «luna di miele», alla parola «honey» appellativo affettuoso in inglese. Composto al 72% da zuccheri, il miele vanta un'altissima percentuale di fruttosio, e il suo apporto calorico (300 calorie per 100 grammi) è inferiore a quello dello zucchero, che inoltre non contiene le sue vitamine (del complesso B) e i suoi oligoelementi. Ha una potente azione antibatterica, dovuta tanto alle proprietà zuccherine che al PH acido. È ricco di sali, giova al sistema nervoso (favorendo, per esempio, la concentrazione) e a quello respiratorio, all'apparato circolatorio e a quello digerente. Da protagonista della farmacia erboristica a superstar della tavola, fino diventare un vettore turistico con le sue città. Tutti lo conoscono, forse non tutti lo amano, ma pochi, in realtà, sanno davvero di che si tratta. Come si fa davvero, come nasce il «cibo degli dèi»? A occuparsi della produzione del miele è un genere d'ape che si qualifica come «ape operaia», e miete da alcuni fiori il nettare, ricco di sostanze zuccherine e richiamo irresistibile degli insetti, che fa dei suoi fiori, appunto, piante «mellifere». E se la produzione del miele comincia durante il volo verso l'alveare, il lavoro va a buon fine quando l'insetto giunge a casa, rigurgita il nettare e lo disidrata: un fai da te macchinoso e straordinario che lo mantiene in ottimo stato per anni.
Ma quando la natura, tra flora e fauna, ha prodotto la sua crema d'ambra, dolce e planetaria, le «Città del miele» diventano le sue vetrine più estrose. Mete imperdibili? Ripacandida (Basilicata), dove si svolgono esposizioni di mieli, convegni, degustazioni, dal 3 al 5 agosto; Guspini (Sardegna), il 25 e il 26 agosto, con degustazioni, convegni e un concorso sul miele regionale; Casteldelfino, dove il 18 e il 19 agosto si svolge la sagra del miele curativo. Il turismo del miele ha anche una precisa mappa da consultare - la Guida delle Città del Miele, edita nel 2005 e nel 2008, che contiene itinerari, curiosità e punti vendita - e un sito internet: www.cittadelmiele.it.
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