Cronaca locale

DA PAG 49

(...) Per la prima volta la Regione offre una prova certa e non solo frutto di stime degli esperti. Eccola: in Lombardia vivono 39mila persone Hiv positive. Tra queste, i malati conclamati sono circa 3.500, mentre le altre sono solo sieropositive, ma se non assumono stili di vita corretti, possono trasmettere il virus ai loro partner, anche a quelli occasionali e non solo attraverso rapporti completi. «Prima venivano registrati solo i casi di Aids - spiega l’assessore Luciano Bresciani - ora invece, per la prima volta abbiamo potuto elaborare queste nuove cifre grazie ad un sistema informatico che garantisce assoluta privacy». Attualmente, grazie alla presenza di 20 unità operative di malattie infettive in Lombardia, «è possibile accedere a cure specifiche e di alta qualità: nel territorio regionale sono più di 25 mila le persone a cui viene somministrata una terapia anti-retrovirale, altri 14 mila soggetti circa effettuano invece controlli periodici, comprensivi anche di ricoveri, senza essere ancora inseriti in programmi terapeutici». Gli anni del boom sono finiti, ma lo stato d’allerta non va abbassato. Un tempo in Lombardia si registravano mille e 500 casi di Aids l’anno, circa il 15% di quelli italiani. Poi il calo è stato costante, fino ad arrivare ai circa 370 casi nel 2007. Età dei malati: tra i 30 e i 50 anni, fascia in cui si concentra il maggiori numero di infezioni. I nuovi pazienti sono meno giovani del passato, merito delle terapie antiretrovirali, sempre più disponibili e somministrate anche a chi si trova ancora nella fase di sieropositività. «Si diceva che l’Aids è diventata eterosessuale, ma non c’è stato un riequilibrio fra i sessi in termini di contagio», osserva Anna Pavan, dirigente della direzione generale Sanità della Regione Lombardia, mentre rivela che il 70% dei malati sono uomini. A preoccupare il Pirellone sono le nuove vie di contagio che si sommano alle vecchie: bisessualità e nuove tossicodipendenze, che portano a trasgredire senza proteggersi adeguatamente. Cuore del pericolo resta Milano (7mila casi), seguita a ruota da Brescia (6mila casi) e Bergamo (5mila e 500). Obiettivo della Regione: sensibilizzare le fasce più a rischio e studiare a fondo gli stili di vita.

Attraverso un progetto di ricerca con l’università di Brescia che si rivolgerà a tutti i sieropositivi con un test molto approfondito.

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