Palazzo d’oro, ora i pm indagano sul senatore Conti

Il Pdl Conti difende il suo bingo immobiliare: "Ignobile fango". E spunta un’operazione da un milione di euro conclusa con Di Pietro

Palazzo d’oro,  ora i pm indagano  sul senatore Conti

Roma - Dell’affarone da 18 milioni di euro (guadagnati in 24 ore) fatto dal senatore del Pdl Riccardo Conti se ne occuperà la Procura di Roma, il cui capo, Giancarlo Capaldo, ha appena aperto un fascicolo di indagine, al momento senza indagati né ipotesi di reato. Al centro dell’inchiesta ci sarà la compravendita conclusa il 31 gennaio 2011 dalla «Estate due srl», società di cui è unico titolare il parlamentare e immobiliarista bresciano Conti (ex Udc, già braccio destro di Rocco Buttiglione), che nello spazio di una giornata è riuscito a comprare un immobile in una via di pregio del centro di Roma (due passi da Fontana di Trevi) per 26,5 milioni, e a rivenderlo subito dopo per 44 milioni di euro più iva all’Enpap, l’Ente nazionale di previdenza e assistenza degli psicologi, con appunto circa 18 milioni di plusvalenza tutti per sé, quale asso delle transazioni immobiliari. «Un ignobile fango politico-mediatico» si difende il senatore che rivendica l’affare come un risultato trasparente della sua abilità in campo immobiliare, mestiere che fa da decenni.

Oltre a ciò, la tempistica della compravendita sarebbe «ben più articolata di quanto prospettato», e poi «la cifra indicata come futuro guadagno finale è abbondantemente fantasiosa» spiega Conti, senza però fornire una tempistica diversa o una cifra precisa che smentisca quella delle ricostruzioni giornalistiche. Secondo l’Enpap, sotto accusa da parte dei suoi stessi associati che chiedono le dimissioni dei vertici, tutto si sarebbe svolto nella massima «trasparenza e regolarità», e anche il prezzo di acquisto (44 milioni di euro, pari a 14mila euro al metro quadro) sarebbe, secondo l’ente, «in linea con i parametri dell’Agenzia del Territorio». Non si spiega, tuttavia, come sia stato possibile l’acquisto di quello stesso immobile, da parte del senatore Conti, per una cifra molto inferiore (26,5 milioni), e poco tempo prima della vendita all’Enpap. I misteri non mancano.

Nell’operazione ha un ruolo anche il venditore iniziale, che cede il palazzo alla Estate due srl di Conti. Il proprietario è il Fondo Omega, società immobiliare gestita dalla Fimit di Massimo Caputi e partecipata al 30% da Intesa Sanpaolo. È Omega, dunque, ad accettare l’offerta del senatore, per un prezzo molto inferiore alla successiva rivendita. Come mai? Anche qui, nessun mistero, almeno a sentire i diretti interessati. Le offerte precedenti a quella di Conti «risultavano di importo inferiore o non conformi agli standard richiesti e non si sono concretizzate in alcuna offerta vincolante», spiega Fimit, ricordando di aver comprato l’immobile nel 2008 a 17,4 milioni, quindi guadagnandoci dalla cessione a Conti (26,5 milioni). Dunque l’immobile, nel giro di tre anni, è passato da un valore di 17,4 milioni a 44 milioni. Una rivalutazione abbastanza incredibile.

Ma c’è un’altra vicenda legata alla Estate due Srl, la società immobiliare del senatore Conti. Come si racconta e si documenta nel libro Partiti Spa (ed. Ponte alle Grazie), l’immobiliare del parlamentare pidiellino ha concluso recentemente un altro affare immobiliare, sempre a Roma. Con chi? Con un altro parlamentare, ma non del Pdl: Antonio Di Pietro, leader dell’Idv e anche lui amministratore unico di una società immobiliare, la Antocri Srl. Nell’ultimo bilancio della società di Di Pietro si legge, alla voce «crediti», la cifra di 2.598 euro verso Estate Due srl, che è proprio la società di Riccardo Conti.

Un resto della vendita fatta da Di Pietro al senatore Pdl, di una delle molte case del leader Idv, quella in via Principe Eugenio a Roma, comprata nel 2003 e già sede dell’Idv. Ma che ci azzecca Di Pietro col senatore Pdl? Lo chiediamo direttamente a Conti: «Nessun mistero, ho solo comprato un appartamento da Di Pietro. Sono amico di Silvana Mura, che è anche lei bresciana, ci vediamo spesso all’aeroporto, e allora ho saputo di quella casa in vendita e l’ho acquistata. L’ho pagata 1.100.000 euro, se non ricordo male.

Volevo farci un Bed&Breakfast, adesso l’ho messa in vendita». Insomma, Di Pietro attacca il Pdl, ma giustamente se c’è da concludere un affare non si guarda in faccia al compratore. Money is money, come dicono a Montenero di Bisaccia.

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