da Roma
Mario Draghi era nellindirizzario a cui Padoa-Schioppa questestate ha girato le mail al vetriolo scambiate con Francesco Giavazzi. Il governatore ed il ministro vengono dallo stesso Mit di Boston. Hanno le stesse frequentazioni. E questestate hanno a lungo discusso a colazione di conti pubblici. Piccolo particolare. Padoa-Schioppa era già in Banca dItalia quando il futuro governatore aveva una collaborazione scientifica.
Tutto questo per dire che, molto probabilmente, il ministro si sarebbe atteso giudizi sulla manovra economica più sfumati da quelli pronunciati da Draghi in Parlamento. Pensava che potesse esistere una forma di «solidarietà fra banchieri centrali». Forse esiste, ma questa legge finanziaria lha messa a dura prova.
Nella sostanza, il governatore ha smantellato tutte le difese costruite dal governo intorno alla manovra. Visco parla di un aumento della pressione fiscale dello 0,2%. Draghi lo smentisce: laumento è dello 0,5%, più del doppio. Abbiamo ridotto le tasse al 90% dei contribuenti, dicono i ministri. E dalla Banca dItalia arrivano i calcoli su quanto paga più un single.
In pratica, Draghi in audizione ha dato ragione alle tesi di Giavazzi, quando chiedeva maggiore coraggio nelle riforme. E Padoa-Schioppa dal governatore si è sentito ripetere le stesse obiezioni ascoltate a livello europeo. Vale a dire che, per un Paese con un alto debito come lItalia, il risanamento deve essere concentrato sul lato della spesa; non su quello delle entrate. Mentre Padoa-Schioppa ha dovuto accettare unimpostazione lontana anni luce dalle sue teorie di «banchiere centrale»; e concentrare lazione di miglioramento del deficit sul lato delle entrate.
E proprio in materia di entrate, Draghi assesta un colpo sotto la cintura a Padoa-Schioppa. Lo fa utilizzando un lessico da banchiere centrale (qual è); quasi in codice. Con parole leggermente diverse, ripete un kharma della Banca centrale europea (che il ministro dovrebbe ricordare bene, visto che viene dalla Bce): le maggiori entrate fiscali devono andare a riduzione del deficit. Un principio guida del Patto di stabilità, che il ministro si è sentito ripetere anche nella riunione dellEurogruppo di Lussemburgo.
Il governatore svela che questanno lErario incasserà più di 18,5 miliardi di maggiori entrate, pari all1,3% del Pil. Draghi non dice di più. Ma basta a Padoa-Schioppa per capire che la Banca dItalia avrebbe voluto vedere una riduzione del deficit di pari entità. Che non cè stata. Perché altrimenti il governo non poteva dire di aver trovato i conti pubblici al disastro, come ha ricordato ancora ieri il ministro in Parlamento.
Draghi ricorda che, anche grazie alla manovra del governo, il deficit tendenziale del 2007 è stato portato al 3,8%.
Dopo questa audizione, un risultato è probabile. Draghi verrà tolto dalla mailing list di Padoa-Schioppa.