Sette minuti fatali (gli ultimi del primo tempo) al «Barbera», campo tabù per il Napoli da oltre 30 anni, che significano secondo ko consecutivo e resa definitiva nella volata scudetto, oltre che un controsorpasso in classifica da parte dellInter. «Quando arriviamo vicini al traguardo, ci sono cavalli che rimangono sereni perché ci sono abituati ed altri che arrivano spompati dal punto di vista nervoso. Cè chi è abituato da anni a lottare per certi traguardi e quindi sa gestire le emozioni, noi siamo giovanissimi», il messaggio di Mazzarri che evidenzia uno dei punti deboli dei partenopei. Poco tranquilli anche per lentusiasmo «soffocante» dei propri sostenitori. «È il segno del nostro grande campionato, come la sconfitta di Palermo, una squadra che ha 15 punti meno di noi, ha ottimi giocatori e alla vigilia aveva certi obiettivi ambiziosi».
Il matador Cavani, lex attesissimo, aveva timbrato il cartellino dopo appena due giri di lancette, trasformando un rigore (il decimo a favore del Napoli in questo campionato, ma il regalo di Cassani è evidente) tra i fischi del pubblico rosanero, che però allinizio lo aveva applaudito. Ma il Palermo, rigenerato dalla seconda era Rossi, ha saputo piazzare il peso del bel gioco e del carattere - per altro segni distintivi del Napoli - ribaltando la partita e mettendo sotto gli avversari. I siciliani hanno gente di qualità (da Ilicic a Hernandez fino al Pastore che è però in evidente calo) e calciatori di quantità, vedi il Balzaretti formato nazionale che va in gol con un sinistro degno dei grandi goleador o il Bovo che mostra freddezza sul penalty-vittoria guadagnato da Migliaccio. Senza Lavezzi - luomo del cambio di ritmo - e capitan Cannavaro pilastro della difesa, con qualche uomo in apnea e con le gambe pesanti, il Napoli è diventata una squadra «normale» di fronte a una squadra meno motivata ma sicuramente più pimpante.
Il secondo colpo consecutivo del Palermo dopo la vittoria di Roma - ma potremmo anche ricordare il pari a San Siro con il Milan che ha avvicinato la finale di Coppa Italia - accresce i rimpianti in casa rosanero per la corsa a un posto in Europa sfumata troppo presto. «Non è ancora finita, i bilanci li faremo a bocce ferme», così Delio Rossi. Che polemizza sullespulsione, arrivata dopo larrabbiatura del tecnico per un mancato rosso a Pazienza già ammonito. Anche se lallenatore romagnolo dà unaltra versione: «Sono stato espulso perché volevo parlare con Pastore, che era dallaltra parte del campo e non mi sentiva. Gli arbitri dovrebbero avere lo stesso metro di giudizio almeno per tutta la partita, non dico per tutta la stagione, perché sarebbe quasi impossibile. Purtroppo, questo non avviene: sono un tipo che non protesta, non insulto nessuno. Forse dovrei fare come gli altri...».
Rossi non vuole parlare di futuro, ma la sensazione è che queste saranno le sue ultime partite sulla panchina del Palermo. «Sono stato esonerato - ha ricordato lallenatore dei rosanero - e il mio contratto era in scadenza a fine stagione. Quando sono stato richiamato qui, mi stavo guardando in giro. Poi sono tornato e ho smesso di pensare ad altro che non fosse il Palermo. Daltronde, ho un buon feeling con la gente».
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