Politica

Palermo, la provocazione dei giovani Pdl: «Siamo indagati, faremo deputati»

Molti quartieri della città nella notte sono stati tappezzati di lenzuoli per chiedere pulizia nei partiti e nelle istituzioni. Solo al Parlamento siciliano sono ben 27 su 90 i deputati regionali con almeno un avviso di garanzia

Che si trattasse di una provocazione era evidente. A macchia di leopardo, un po' in tutti i quartieri di Palermo, lenzuoli-sfida con su scritto «Siamo indagati e condannati, vogliamo fare i deputati». Uno sberleffo amaro, legato alla situazione paradosso del Parlamento siciliano, dove su 90 deputati regionali sono ben 27 quelli che hanno almeno un avviso di garanzia.
Promotori dell'iniziativa, la Giovane Italia, il movimento giovanile del Pdl. Gli indignados del centrodestra sono venuti allo scoperto nel pomeriggio, con una manifestazione pacifica davanti a Palazzo dei Normanni, la sede dell'Assemblea regionale siciliana. Ironici e al tempo stesso amari i cartelli, visto che a cominciare dal governatore Raffaele Lombardo, tuttora indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, sui reati dei parlamentari regionali siciliani c'è solo l'imbarazzo della scelta. Tra gli altri cartelloni, «Condannato per falso e abuso di ufficio», «Arrestato per concussione», «Indagato per concorso esterno in associazione mafiosa».
«È arrivato il momento di dire basta e di gridare ad altissima voce che vogliamo un Parlamento pulito e partiti che abbiano il coraggio di guardarsi dentro e fare pulizia al loro interno. È questo lo spirito dell'iniziativa - hanno spiegato Mauro La Mantia, presidente regionale della Giovane Italia e Giancarlo Russello, coordinatore di Palermo della Giovane Italia.

Non è più sopportabile che in una terra come la Sicilia, le giovani generazioni, che si battono giornalmente per sconfiggere il cancro mafioso e per creare un futuro migliore, siano rappresentati da un Parlamento che in soli tre anni ha visto la presenza a Sala d'Ercole di 27 deputati su 90, tra condannati e indagati per reati vari».

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