Palermo, vigilesse ad altezza variabile

Secondo i consulenti dei giudici, oscillazioni di oltre un centimetro sono possibili

Mariateresa Conti

da Palermo

«Bassi» di tutta Italia, attenzione. Se sono uno, due centimetri che vi precludono la partecipazione a un concorso pubblico che preveda un limite minimo di altezza, non rinunciate a priori alle vostre aspirazioni lavorative: la statura di un individuo, infatti, non è stabile, ma varia, da un giorno all’altro, sulla base della postura, dell’esercizio fisico e di un’altra serie di variabili. Ne sanno qualcosa due aspiranti vigilesse palermitane, che hanno strappato la riammissione al concorso bandito dall’amministrazione comunale dopo essere state, inizialmente, escluse proprio a causa della loro statura borderline, al limite dei 161 centimetri previsti dal bando di concorso. A dare ragione alle due aspiranti poliziotte municipali, il Tar Sicilia, che si è avvalso della consulenza del Policlinico di Palermo. I medici hanno sancito la «variabilità» della statura e la conseguente idoneità delle due candidate all’arruolamento nei ranghi della polizia municipale.
Protagoniste di questa vicenda a lieto fine sono due ragazze palermitane, Sonia Claudia Santoro e Stella Silvia Veneziano, assistite dagli avvocati Massimo Barrile, Roberto Croce, Giuseppe Mandalà, Girolamo Rubino. Le due giovani erano state escluse dal concorso per 400 posti di vigile urbano bandito qualche anno fa dall’amministrazione comunale di Palermo. Motivo? Alle visite mediche la loro altezza era risultata pari a un metro e 60 centimetri, inferiore al metro e 61 fissato dal bando. Un’esclusione non digerita dalle ragazze, che hanno contestato la misurazione della statura e presentato ricorso.
Il Tar si è rivolto al Dipartimento di Biotecnologie mediche e di medicina legale del Policlinico «Paolo Giaccone». L’altezza di un soggetto non è un dato immodificabile - hanno spiegato i camici bianchi - risentendo anche nell’arco della stessa giornata, di oscillazioni che possono superare il centimetro. «Tutto ciò - proseguono - in relazione alle variazioni di altezza della colonna vertebrale, dovute alla maggiore o minore compressione dei dischi intervertebrali. Ne deriva che una posizione eretta prolungata comporta una riduzione dell’altezza dei singoli dischi, mentre una posizione supina, ovvero un costante esercizio fisico (stretching della colonna) comportano un aumento della statura».
La questione non è nuova. Ne sanno qualcosa i sardi, la cui altezza media non è di certo tra le maggiori d’Italia. Spesso proprio per problemi di altezza si vedono precludere l’arruolamento nell’esercito e nelle forze dell’ordine. Tanto che il parlamentare sardo Michele Cossa l’anno scorso aveva presentato una richiesta di abolizione del limite della statura. Così come l’Anados, l’Associazione aspiranti donne soldato, aveva chiesto di ridurre il limite minimo.

Problemi che ormai, alla luce del precedente stabilito dalla sentenza della Terza sezione del Tar Sicilia (presidente Calogero Adamo, estensore anche delle motivazioni, assistito dal consigliere Calogero Ferlisi e referendario Giovanni Tulumello) vanno valutati, è il caso di dirlo, con un metro diverso.

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