Il Pallone d'oro è quello di Pirlo Kakà sbaglia ma il Milan vince

A Cagliari, Gilardino pareggia lo svantaggio. Decide la punizione del centrocampista. Il brasiliano fallisce un rigore

Il Pallone d'oro è quello di Pirlo 
Kakà sbaglia ma il Milan vince

Cagliari - Lontano da Milano, il Milan è un treno. Viaggia alla solita andatura anche se parte da meno uno, come ieri a Cagliari. E non si ferma a nessuna stazione intermedia, nonostante l’errore di Kakà dal dischetto che rallenta in modo pericoloso la rincorsa nei confronti del Cagliari. A decidere il quarto successo export dei berlusconiani è una delle specialità della casa, la punizione di Pirlo, calciata con le tre dita, pallone ingannatore che s’impenna da distanza ragguardevole, nel finale della sfida. Tutto meritato, naturalmente. E non solo per il rigore fallito (al penalty numero cinque della stagione) da Kakà o per il palo di Ronaldo in apertura di ripresa. È il Milan che comanda fin dall’inizio senza offrire una particolare esibizione stilistica. La stanchezza domina le grandi squadre che si ritrovano al ritorno da due settimane di tappe internazionali e alla vigilia di altre fatiche, viaggi e sfide di un certo rilievo (Benfica e Juventus nel caso dei berlusconiani). Perciò le sue cadenze non sono irresistibili. E il Cagliari con qualche affanno si salva per un tempo, conservando il prezioso vantaggio guadagnato dopo appena 4 minuti da un bel balzo di Acquafresca (ex di scuola interista) su un angolo, «bruciando» il controllo dello sventato Oddo, in ribasso presso la nazionale di Donadoni e qui ancora in grave e palese difficoltà. Nella ripresa viene fuori la cifra tecnica degli isolani, appena affidati alle cure di Sonetti. Lopez e Bianco si scontrano come al luna park, sul cross di Serginho,e danno perciò via libera a Gilardino che ne approfitta per il pari. Padrone del campo, il Milan arriva col fiatone agli ultimi minuti: ha bisogno di un blitz per risolvere a suo favore la vicenda. Provvede Pirlo col suo ascensore. Perché Kakà, depresso dal rigore fallito (Fortin glielo intuisce e glielo para in volo plastico), combina poco e Ronaldo si ferma contro il palo dopo 50-55 minuti di discreto livello. Si muove poco, riduce a 20 metri il suo raggio d’azione, ma si vede subito che può mettere pressione e ansia ai cagliaritani. Bianco lo strattona per la maglia su una palletta vagante e provoca il rigore, poi c’è il palo (un piattone dal limite dell’area) del Fenomeno, seguono altri dribbling riusciti e no, altri scatti appena accennati. È all’inizio della stagione dopo 217 giorni di sosta forzata: l’ultimo gol contro il Cagliari il 21 aprile, l’ultima prova in amichevole a Lecco il 29 agosto. Rimettere in moto quei muscoli non è semplice come accendere una Ferrari. Gli isolani gli portano fortuna, la forma deve ancora arrivare. Immaginarlo già levigato per Tokio sembra quasi un azzardo. Può dare un contributo. Quanto grande è difficile da ipotizzare al momento. Certo Gilardino (un altro golletto utilissimo) e Inzaghi (febbricitante) non sono più soli. Se il Milan giocasse sempre e solo fuori casa, sarebbe da scudetto. Poiché così non può essere, ecco che bisogna nel frattempo segnalare le solite difficoltà e inadempienze ogni qualvolta c’è da forzare una squadra schierata, come succede al Cagliari in vantaggio dopo appena 4 minuti.

Serginho è uno strumento utile a scassinare Fortin ma c’è bisogno di altro, del miglior Kakà sottoposto agli straordinari a causa dell’assenza di Seedorf (colpo alla caviglia in allenamento). Sempre in viaggio, a Lisbona mercoledì sera, il Milan può raccogliere i 3 punti che gli garantirebbero la qualificazione (col primo posto) al turno successivo di Champions league. Forse non basterà Pirlo.

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