Cassano e Palombo, il destino tra le mani. Lo ha fatto capire, anzi, lo ha detto a chiare lettere, Beppe Marotta, amministratore delegato della Sampdoria, durante l'intervento a Gradinata Tv su Primocanale. «Noi non possiamo permetterci ingaggi faraonici - ha proseguito - ma garantisco che non è nei nostri piani vendere questi due giocatori, i quali ci auguriamo possano diventare le nostre bandiere. Diverso, sarebbe, se fossero loro a voler assecondare offerte più importanti. In questo caso, non potremmo trattenerli, anche perché nei loro confronti abbiamo un debito di riconoscenza». Su Palombo, Marotta ha aggiunto: «Conoscendolo, so che oltre a essere un bravo ragazzo, è sensibile a fattori ambientali come l'affetto dei tifosi e la qualità della vita genovese. Quindi, penso che potremo trovare un accordo sul contratto in scadenza nel 2010». Su Cassano, ha chiosato: «Per restare qui, si è ridotto sensibilmente l'ingaggio e noi non possiamo dimenticarlo».
L'intervento di Marotta, che ha anche ammesso un interessamento per l'interista Obinna in vista del mercato di gennaio («è prematuro parlarne, ma è uno di quegli elementi che possono rientrare nei nostri piani»), può essere letto in una duplice chiave, ottimistica e pessimistica. Nel bicchiere mezzo pieno c'è il fatto che Cassano e Palombo potrebbero continuare a privilegiare (entrambi tutto sommato lo hanno già fatto) la scelta di vita a quello che Marotta chiama vil denaro, rimanendo alla Sampdoria malgrado proposte economicamente, e non solo, più allettanti. Nel bicchiere mezzo vuoto c'è invece il fatto che la società blucerchiata non farà moltissimo per trattenerli. Per Cassano in parte lo ha fatto sfondando il salary cup, ma poi scontando lo stesso in termini di mancati acquisti che il primo a «pagare» è stato proprio Fantantonio, abbandonato al proprio destino nell'attacco blucerchiato. Su Palombo la situazione è diversa: da quanto risulta, il capitano non ha chiesto la luna, ma solo un sostanzioso adeguamento all'ingaggio. E qui la trattativa si è arenata. Non è un mistero che Palombo piaccia a tutte le «grandi» della serie A, Inter in testa. Dipenderà da lui, ma non solo. Se la Sampdoria vorrà compiere un salto di qualità dovrà adeguarsi, quanto a ingaggi, a livello almeno della Fiorentina, altrimenti dovrà entrare nell'ordine di idee di perdere qualche pezzo (a suo tempo se ne era andato Tonetto, per di più a parametro zero).
C'è un altro punto che Marotta ha affrontato ed è quello relativo al canone di affitto del Ferraris. «Siamo perfettamente in regola con i pagamenti - ha spiegato - e in questi anni abbiamo versato quattro milioni di euro. I quattrocentomila che avanzano sono relativi alla gestione corrente e rappresentano un ordinario debito aziendale». Insomma, se Tursi pensa di sbolognare l'obsoleto stadio di Marassi alla Sampdoria, o al Genoa, o a tutte e due, a colpi di populismo («le società non pagano e noi non possiamo andare avanti») è destinato davvero a metterlo all'asta, ma cambiando obbligatoriamente il vincolo di destinazione.
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