Levoluzione darwiniana secondo Giorgio Panariello? «LUomo Vogue, un narciso abbronzato e glabro, schiavo del look esagerato, che soppianta lHomo Sapiens». Digerito il flop sanremese («le critiche fanno sempre male, anche quelle da bar») e archiviata la pratica «tivù deficiente» («finalmente la signora Ciampi ha chiarito un equivoco durato sei anni») il mattatore di Torno sabato e Ma il cielo è sempre più blu («momenti testati per la tivù ma pensati per il teatro») scalda i muscoli per il suo debutto nel tempio della commedia musicale. Da stasera al 14 ottobre lattore toscano coadiuvato da Carlo Pistarino e dal musicista Dino Mancino sarà il re di Faccio del mio meglio regia di Giampiero Solari. Un one man show cucito sul filo dei suoi monologhi più apprezzati rivisti e corretti ad uso delle macchiette che lo stesso Panariello - tra lustrini e poesia - porterà sulla ribalta romana: da Renato Zero a Naomo e dal beone Merigo al bagnino della Versilia. Prodotto da Bibi Ballandi, e scritto insieme con Pistarino, Solari e Riccardo Cassini, Faccio del mio meglio - che in tournée ha fatto registrare il tutto esaurito in 75 repliche - sottolinea levidente incomunicabilità tra le persone. «Viviamo in un mondo accelerato in cui uomini e donne rincorrono le mode, leffimero, lestetica e spesso si dimenticano di cani, vecchi e bambini. Temi che servono a far riflettere, non solo a far ridere» mormora Panariello che nel 97, con la benedizione di Costanzo, debuttava al Parioli con Boati di silenzio. «Il Sistina per me è un punto darrivo. Su queste tavole hanno recitato i miei attori di riferimento per il varietà, Bramieri e Montesano. Essere qui, oggi, significa dimostrare a tutti ciò che so fare».
Non solo sketch, monologhi e camuffamenti.
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