Il «pancione» non evita l’espulsione

Non basta più, come scusa per evitare il rimpatrio, mostrare il pancione. Anche se incinte, saranno infatti espulse due giovani clandestine romene, Elena e Simona, di 21 e 18 anni, arrestate la scorsa notte dalla polizia durante un’operazione contro la prostituzione eseguita nel ponente cittadino. Processate in tarda mattinata con rito direttissimo, il giudice Federico Mazza ha rilasciato infatti il nulla osta per la loro espulsione, dichiarando che lo stato di gravidanza non era influente nel procedimento in corso.
Il magistrato inoltre le ha condannate con rito abbreviato a 5 mesi e 10 giorni di reclusione per violazione all' ordine di espulsione. L' «escamotage» di farsi mettere incinte dai «fidanzati-protettori», a cui ricorrono sempre più frequentemente le giovani clandestine per rimanere in Italia, non è riuscito davanti al giudice di Genova.

Il magistrato ha rigettato infatti la richiesta avanzata in tal senso dal difensore delle giovani, avvocato Laura Crispoldi, motivando che il decreto di espulsione a loro carico era valido in quanto emesso prima della gravidanza.
Il difensore ha annunciato che proporrà appello contro la sentenza, in quanto la legge vieta l' espulsione delle donne immigrate incinte.

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