Marianna Bartoccelli
da Roma
Adesso che si fa? La domanda è quella che più viene rivolta a Marco Pannella quando, a chiusura dei seggi elettorali, risulta ormai evidente che si tratta di una sconfitta pesante, come ammette lo stesso segretario dei Radicali italiani, Daniele Capezzone. La risposta del leader radicale, che spiega di «non essere deluso perché non si era illuso», è come sempre lontana da atteggiamenti di sfiducia e già Marco Pannella parla di che cosa fare e agita nuovi obiettivi. «Bisogna rinserrare le fila di quanti hanno votato sì - spiega nel pomeriggio attraverso Radio radicale - e fare più forte questesercito che si è mostrato inadeguato». Soprattutto cercare di capire come si è passati dal 70% di italiani indignati per la legge 40 al risultato di ieri. «O gli italiani si sono nel frattempo convinti, o coloro che hanno combattuto non sono stati capaci di farlo» sottolinea Pannella che sostiene di dover soprattutto analizzare la campagna elettorale sostenuta. «Dove abbiamo sbagliato?» si chiede Pannella, che ritiene necessaria unanalisi critica della coalizione di sinistra che ha sostenuto la campagna referendaria. Ma questo ha un presupposto, che secondo il leader radicale non è sufficientemente emerso: «Quanto io continui ad essere interessato ai Ds e a Fassino», ribadisce ormai da giorni per sottolineare che ormai il dialogo con il maggior partito di sinistra è avviato e non si torna indietro.
Ma cè una critica precisa che Pannella fa alla sinistra, ricordando come siano sconsolanti i dati del Sud anche laddove, come a Napoli, Bassolino governa da ben 15 anni. «Sarà interessante nel corso dellassemblea dei mille fare una geografia del voto e cogliere loccasione per discutere della geopolitica dellintero Sud. «Di quel Sud - sottolinea - che manda al diavolo i referendum».
Secondo il leader dei radicali uno dei limiti di questo referendum è che nei partiti non cè stato dibattito «tranne forse in An e in una parte dei Ds». «Nelle coalizioni, inoltre, non cè stata alcuna riflessione e lUnione ha dato corpo allastensione da questa battaglia» sottolinea Pannella che individua nello scontro Rutelli-Prodi uno dei motivi del disinteresse verso il referendum. «Rutelli e Prodi - spiega Pannella - hanno concorso insieme a imporre come attualità politica per il Paese se tra un anno la Margherita si presenterà da sola o no. Poi Prodi se ne è andato a Creta, come Berlusconi è andato in Sardegna. Lattualità politica che abbiamo vissuto, la Margherita e lUnione, hanno contribuito a disamorare notevolmente anche chi sentiva il bisogno di alternative». E il referendum è stato così messo in secondo piano. E se nei partiti non cè stato dibattito, ha pesato certamente che il Vaticano è tornato ad occupare la Chiesa ed è tornato a manifestarsi con il «non expedit». «Dobbiamo studiare nuove forme di lotta... Dobbiamo chiedere di ridiscutere il concordato» lancia così una nuova parola dordine.
Il che fare verrà discusso allassemblea dei mille che inizia venerdì: «Abbiamo raccolto linvito alla autoconvocazione sgorgato dagli scienziati e dai ricercatori», spiega, elencando subito quale sarà la priorità del dibattito.
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