Cronache

Il papà di ET: «I miei 50 anni di effetti speciali»

Il papà di ET: «I miei 50 anni di effetti speciali»

Gli occhi scaltri e vispi, la mente che affonda nei ricordi ma sempre pronta a cogliere spunti creativi. Si tratta di Carlo Rambaldi, il maestro italiano degli effetti speciali, presente ieri all'inaugurazione dello Spazio Telecom al Porto Antico nell'ambito del Festival della Scienza. «Ma guarda che belle quelle vele che girano: sono proprio una bella idea!» esclama osservando le alte «vele» a fianco del Bigo. E la moglie Bruna, compagna di viaggio, di creazioni e di avventure da cinquant'anni, subito lo incalza: «Non vorrai prendere spunto da lì per qualche nuova creazione?».
Sono proprio le creazioni di personaggi meccanizzati, passati alla storia del cinema, ad avere reso famoso Rambaldi in tutto il mondo. Da «King Kong» ad «Alien», da «Racconti ravvicinati del terzo tipo» a «E.T. l'extraterrestre». Cinquant'anni di cinema festeggiati proprio quest'anno. «I miei non sono semplici macchinari: ma sono personaggi veri. Non marionette ma attori, che rendono vive le mie creazioni: decidono loro quando e come azionare i meccanismi». Di certo non sono lavoro da poco se l'Università di Genova, due anni fa, ha pensato di conferire a Rambaldi la Laurea Honoris Causa in Ingegneria meccanica. «L'idea che abbiamo di cinema non è quella moderna di mostrare sparatorie, calci e pugni e basta. O Harry Potter. Io e mia moglie abbiamo visto solo il primo e ci siamo addormentati!» E ricorda invece il successo di alcune sue opere, dal King Kong che gli valse il primo Oscar, «inaspettato, perché un Oscar non si sa mai quando arriva finché non è arrivato!», al Pinocchio non ufficialmente suo ma di cui hanno utilizzato un suo prototipo senza poi dargli alcun riconoscimento, dalla mummia di «Ucciso e immutato» rimasta per diversi giorni nella sua automobile e che spaventava tutti quelli che la incrociavano («Solo lei sa che è finta, noi no!»), al più difficile da realizzare, il «Bufalo bianco», un bufalo meccanico in grado di galoppare veramente. «Gli effetti speciali moderni al computer? Costano troppo. E i produttori italiani non possono permetterseli. Se ET è stato realizzato con 5 persone, col computer ce ne vorrebbero almeno 50! Solo gli americani, che hanno la certezza di vendere in tutto il mondo, possono permetterselo».
Ed è negli effetti speciali moderni che lo spazio espositivo della Telecom catapulta i visitatori. Le prime scolaresche sono entusiaste, urlano di gioia quando grazie alla moderna tecnologia della «videocomunicazione immersiva» si ritrovano dentro il film «The Matrix». E questo è soltanto uno dei sei spazi in cui scoprire dal vivo queste modernissime (e stupefacenti) tecnologie.

Ma non vorremmo certo rovinarvi la sorpresa, a voi scoprirlo, con la curiosità propria di questo quinto Festival.

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