Il primo mese è passato senza quasi che la donna facesse in tempo ad avvisare l’Inps del decesso del padre. Poi è arrivato il secondo, il terzo e un po’ alla volta si è abituata a ricevere quel «bonus» da 1.700 euro al mese per la pensione e l’accompagnamento del genitore. E così sono passati tre anni, pari a 60mila euro, fino a quando venerdì mattina, Luigia S. si è presentata agli sportelli della Banca popolare di Sondrio di via Monte Santo ma anziché i cassieri ha trovato i carabinieri che le hanno messo le manette. Una notte a San Vittore, poimil processo per direttissima, udienza rinviata e concessione della libertà provvisoria.
Finisce così uno dei tanti casi di «ordinaria truffa» ai danni dello Stato un po’ dovuti alla disonestà dei protagonisti, un po’ alla farraginosità della burocrazia italiana. Infatti nessun Comune, è tenuto a comunicare all’Istituto previdenziale i decessi dei pensionati, così se non lo fanno i parenti, le erogazioni continuano. Luigia, 55 anni, un impiego presso una multinazionale del farmaco, fino ai primi giorni del 2009 viveva con i genitori, entrambi con pensione e accompagnamento, il marito, anche lui impiegato nel settore privato, e l’unica figlia. A gennaio la scomparsa del padre che percepiva dall’Inps 1.200 euro di vitalizio più 500 destinati a sostenere le famiglie che curano i loro anziani in casa.
Il decesso non veniva segnalato e così a ogni secondo giorno del mese, puntuale alle 9 del mattino, la donna si presentava alla banca dove il papà aveva il conto corrente e di cui lei manteneva la firma. Un’entrata imprevista, giustificata a casa con una promozione a livelli dirigenziali e il raddoppio dello stipendio. Fino a quando a novembre un dirigente dell’Inps di La Spezia si accorge della scomparsa, non è chiaro come abbia fatto, e la comunica a Milano. L’ultimo trasferimento, 2.500 euro compresa la tredicesima, viene bloccato e la banca avverte i carabinieri che venerdì vanno ad attendere la donna. Truffa aggravata ai danni dello Stato e scattano le manette. «Il primo mese non ho fatto proprio in tempo a comunicare la morte di papà, poi quei soldi mi facevano troppo comodo».
Sabato mattina nel corso della direttissima, il giudice ha disposto il rinvio, per consentire all’Inps di costituirsi parte civile, convalidato l’arresto e rimesso in libertà la donna. Che dovrà fare i conti con il furibondo marito che ha tentato di aggredire la consorte in udienza ed è stato trattenuto a stento dai carabinieri.