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Il papà della Nutella disegnò anche una Fiat

In un libro la storia di Michele Ferrero che creò un impero dalla pasticceria di famiglia

Il papà della Nutella disegnò anche una Fiat

Di fronte all'ingresso dello stabilimento Ferrero di Alba ci si sente un po' Charlie Bucket, il ragazzo che riesce a entrare nella fabbrica del cioccolato di Willy Wonka, dopo aver trovato nella sua tavoletta l'ultimo biglietto d'oro disponibile fra i cinque messi in palio. Ci si sente così, complice la fragranza delle nocciole e del cacao che ti accoglie ancora prima di varcare quella soglia.

Un «ritorno al futuro» per chi, boomer come il sottoscritto, è cresciuto a pane e Nutella e con le barrette Kinder, oltre che con i personaggi delle pubblicità dei prodotti Ferrero in Carosello come il Gigante buono, con Ambrogio e il vassoio di Rocher, e ancora le estati contrassegnate dalle pubblicità dell'Estathé, invenzione tanto semplice quanto rivoluzionaria, come le piccole uova di cioccolato con sorpresa, da mangiare tutto l'anno e non solo a Pasqua. Senza dimenticare altre creazioni storiche, come tic tac, Mon Chéri e Pocket Coffee.

TUTTO NASCE DA UN BAR

Difficile non pensare a quanto questa realtà, nata nel lontano 1923 da un'idea di Pietro Ferrero, che apre un caffè pasticceria a Dogliani, nel Cuneese, affiancato dalla moglie Piera, e più tardi, nel 1942 ad Alba, da dove nel secondo dopoguerra questo marchio conquisterà il mondo con le sue creazioni, sia legata e tragga energia, intraprendenza ed estro creativo da quelle terre e dalla gente che vi abita. Alla storia di questa famiglia e di chi come Michele Ferrero, figlio di Pietro, con le sue idee ha portato l'azienda ad essere il secondo gruppo a livello mondiale nel mercato del chocolate confectionery, è dedicata la biografia autorizzata di Salvatore Giannella, Michele Ferrero. Condividere valori per creare valore, in uscita proprio in questi giorni per i tipi di Salani. Biografia, si badi, e non agiografia, come sottolinea lo stesso autore, in linea con quella naturale discrezione e riservatezza proprie di Michele e della famiglia Ferrero.

Un imprenditore (ma forse basterebbe dire un uomo) d'altri tempi Michele Ferrero, capace di dimezzare il debito dovuto nei suoi confronti da altri imprenditori in temporanea difficoltà, di proporre alla Fiat un proprio progetto di auto, la Cittadina, nell'intento di aiutare la casa torinese a risollevarsi in una fase difficile della sua storia (siamo nel 2004, è da poco scomparso Gianni Agnelli).

Un «socialista a modo suo», dalla spiritualità profonda (un legame speciale con la Madonna di Lourdes, cui l'aveva affidato la madre Piera), che la politica l'ha solo sfiorata, preferendo applicare la sua concezione di socialismo sul campo, producendo ricchezza da distribuire nei territori dove operava.

LA STORIA DEL PAESE

Una storia, quella della Ferrero, che come per altre grandi aziende italiane, va di pari passo con quella del nostro Paese, e che in alcuni momenti la rispecchia e vi si intreccia. Come quando ci si deve risollevare da due alluvioni (nel 1948 e nel 1994), che colpiscono Alba e lo stabilimento, tornare alla normalità e riprendere la produzione. Una storia che si fa letteratura nelle pagine de La paga del sabato di Beppe Fenoglio, autore albese Doc.

Una storia che viene da lontano, partita da Pietro, cui poi si aggiunge il fratello Giovanni, e che arriva a Michele e ai suoi due figli, Pietro (scomparso nel 2011) e Giovanni, terza generazione imprenditoriale. Ma è a Michele e alle sue intuizioni, che si deve lo sviluppo e il successo mondiale della Ferrero, primo a rivolgersi al mercato estero già negli anni '50, aprendo il primo stabilimento in Germania nel 1956.

È sempre Michele a creare nel 1964 la Nutella, erede della Supercrema, introdotta sul mercato nel 1951, evoluzione di quella Pasta Gianduja creata da Pietro nel 1946 per rispondere alla penuria di cioccolato, rarissimo in quella fase di rinascita postbellica, utilizzando le nocciole, disponibili sul territorio e di ottima qualità.

Da allora tanti i prodotti di successo, che hanno portato Ferrero ad occupare il 19esimo posto tra i marchi più affidabili e con migliore reputazione al mondo. Un colosso con oltre 41mila dipendenti, presente in 51 Paesi, come marchio principale ed attraverso aziende controllate. E forse non è un caso che fra quelle aziende ci sia la Wonka... Forse davvero, proprio come nella fabbrica del cioccolato nata dalla mente di Dahl, una piccola componente di magia alla base di tanti prodotti di questo marchio, alla fine, c'è.

Molti di essi infatti hanno visto la luce nella «stanza della chimica», ambiente all'interno dello stabilimento di Alba, dove il Signor Michele, come veniva chiamato dai suoi dipendenti, riuniva esperti e collaboratori più stretti, per mettere a frutto intuizioni, assaggiare e riassaggiare, impartire direttive e creare nuovi prodotti.

DIPENDENTI «DA ONORARE»

Stella polare di Ferrero è sempre stata l'idea di impresa che sapesse di famiglia, di comunità, tanto da spingersi a creare nel 1983 con sua moglie Maria Franca Fissolo la Fondazione Ferrero. Obiettivo: mantenere saldi i legami tra l'azienda e i suoi dipendenti (che abbiano maturato 25 anni di attività lavorativa) con attività creative, ricreative, sociali e solidali, cui si accompagnano servizi di assistenza sociale e sanitaria, per una nuova concezione dell'anzianità.

Tutto questo contribuisce a farci meglio comprendere la figura di Michele Ferrero, che non è stato solo il papà della Nutella, e a rendere l'intento di Salvatore Giannella nello scrivere un libro utile, ispirazione per altri imprenditori nell'essere più etici.

Impegno raccolto da Giovanni Ferrero, figlio secondogenito di Michele e attuale presidente esecutivo del gruppo che, a conclusione del volume, proietta nel futuro l'eredità del padre, descrivendo l'attività dell'azienda nel contrasto ai cambiamenti climatici, nell'assicurarsi l'approvvigionamento sostenibile e certificato di ingredienti sicuri e di altissima qualità, tutelando i diritti umani e secondo pratiche sociali rispettose di produttori e territori, ma pensando anche un packaging riciclabile, al recupero dei rifiuti e degli scarti di lavorazione e a garantire, ultime ma non ultime, diversità e inclusione. Dati e percentuali (elevati, per ogni categoria) sono nel libro.

Ma, dopo averlo letto, viene da guardare il barattolo della Nutella in maniera diversa e ci si sente dentro tanta della nostra storia.

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