Un «Papa buono» di nome Pio X

Non gode di buona stampa né di simpatie tra gli studiosi, che lo dipingono come un papa retrogrado, poco avvezzo alla diplomazia, mentre esaltano il suo predecessore e il suo successore. Eppure da carte ancora inedite continuano a emergere particolari che gettano una nuova luce su Pio X, il pontefice conosciuto soltanto per la battaglia contro il modernismo, combattuta dai suoi sottoposti spesso con eccesso di zelo e che in taluni casi assunse le caratteristiche di una caccia alle streghe. È il caso del corposo e documentatissimo libro di monsignor Lucio Bonora, responsabile dell’Archivio diocesano di Treviso, Il diario della prima visita pastorale del beato A.G. Longhin vescovo di Treviso (editrice San Liberale di Treviso). Il volume, che conta 926 pagine e un nutrito corredo iconografico con immagini inedite, racconta nei dettagli la visita pastorale del beato Longhin, nominato vescovo della città veneta da papa Sarto. Proprio grazie alle informazioni e alla documentazione citata, che più volte riguarda il rapporto tra Longhin e san Pio X, l’opera curata da Bonora assume caratteristiche che vanno oltre l’interesse locale.
Un esempio è la lettera manoscritta, pubblicata per la prima volta, con la quale il Papa chiede al vescovo di essere clemente nei confronti di un sacerdote, don Antonio Serraglio, ex parroco di Pederobba, espulso dalla diocesi per comportamenti sconvenienti. «Se tutti lo rifiutano, il povero disgraziato - scrive Pio X a Longhin - è messo alla disperazione». Grazie a questa «supplica» papale, il vescovo accoglie nuovamente don Serraglio e gli scrive: «Per l’autorevole intermezzo del Santo Padre mi sono determinato di accettarvi nuovamente in questa diocesi...». La storia andrà a finire male, perché il sacerdote, recidivo, continuerà ad usare troppa «famigliarità con donne».


Pio X, grande papa riformatore della curia romana e alieno da ogni nostalgia temporalista, inflessibile sulla dottrina e preoccupato per le infiltrazioni del pensiero modernista nella Chiesa, non ha mai dimenticato di essere un pastore. Arrivando a chiedere al «suo» vescovo di fiducia di essere clemente con un «povero disgraziato messo alla disperazione» e rifiutato da tutti.

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