Il Papa fa il miracolo: spariti tutti i cantieri

Alessia Marani

«A dotto’, per fare il marciapiede sotto casa mia c’hanno messo un anno. Se tutti lavorassero a Roma come voi, non avremmo più problemi». Mercoledì 7 dicembre, ore 16 in piazza di Spagna, ai piedi della statua della Vergine Immacolata. Un piccolo esercito di operai in tuta arancione manovra come un ossesso attrezzi del mestiere: martelli pneumatici, mazzette; poi carica e scarica sacchi di sabbia, sbarra gli ingressi al cantiere, muove gruppi elettrogeni. Il frastuono per chi sta intorno è insopportabile e i passaggi di auto e pedoni vengono deviati in un labirinto di percorsi «impossibili». Tutt’intorno (come ormai avviene da mesi) il traffico è congestionato, stritolato dal contemporaneo rifacimento di via del Tritone. Nella casbah infernale, un manipolo di «kapò» segue febbrile l’operazione di restyling. Bisogna fare presto, di quel cantiere, a piazza di Spagna, almeno per un giorno, non dev’esserci più traccia. Detto fatto.
Come per magia, ieri pomeriggio all’arrivo di Papa Benedetto XVI, scompaiono le reti metalliche di recinzione che fino a l’altroieri ostacolavano il transito dei romani.
Quindi, per unire l’utile al dilettevole, all’ombra dell’obelisco, davanti al palazzo della Propaganda Fide, guarda caso nella stessa area fino a ventiquattr’ore prima inaccessibile perché da ultimare, finiscono per essere piazzate le auto della polizia e alcune pattuglie d’agenti: «Qui non si passa, ordine pubblico». Papa Ratzinger il suo primo miracolo l’ha fatto: fare apparire una delle piazze più belle al mondo, fiore all’occhiello della Capitale, come dovrebbe essere. Ordinata e pulita. E come, invece, non è. Ne sa qualcosa il sindaco Walter Veltroni, in prima linea ieri con il suo vice, Maria Pia Garavaglia, la cattolica ex presidente della Croce Rossa Italiana, ad accogliere calorosamente il pontefice. Con lui anche il presidente della Regione, Piero Marrazzo, il prefetto Achille Serra, il vicario Camillo Ruini, alcuni assessori capitolini, il presidente della Camera Pierferdinando Casini. Non mancava, naturalmente, il presidente del I municipio di Roma, Giuseppe Lobefaro che questa storia dei «lavori infiniti» di piazza di Spagna l’ha fatto davvero sudare un bel po’.
Sono diecimila i romani e i turisti assiepati ai piedi della stele ad attendere il Papa per il tradizionale omaggio alla Madonna dell’8 dicembre. Un fiume di gente che fin dal mattino si è riversata in centro per partecipare commossa alla prima celebrazione del successore di Giovanni Paolo II. Portano fiori, recitano preghiere. Ci sono cortei religiosi, congregazioni, associazioni, tantissimi giovani, molte famiglie. Anche i detenuti di Rebibbia mandano un loro mazzo di rose per Maria Immacolata. Benedetto XVI varca la soglia di via dei Condotti a bordo di un’auto scoperta poco dopo le 16. Saluta e benedice festoso, cinto da una regale «mozzetta» rossa bordata d’ermellino, le due ali di folla che lo che si aprono al suo passaggio. «Porto con me le ansie e le speranze dell’umanità di questo tempo - dice rivolgendosi alla Vergine - e vengo a deporle ai piedi della celeste Madre del Redentore». Ricorda il Concilio Vaticano II dell’8 dicembre del 1965 di cui decorre il quarantennale, quando Papa Paolo VI proclamò Maria madre della Chiesa, mentre i fedeli gridano «Viva il Papa». Comincia a piovere. Sono quasi le cinque, Papa Ratzinger sale di nuovo a bordo della sua auto, il segretario don Georg lo ripara con un ombrello. Saluta ancora la «sua» gente. Lascia la piazza.


Per due milioni e mezzo di euro (un milione e 900mila di fondi comunali, il resto preso da quelli per Roma Capitale) piazza di Spagna dovrà essere pedonalizzata e con pavimentazione completamente rifatta entro il gennaio del 2006. Così, almeno, prevede il bando di gara espletato solo a gennaio scorso dopo due anni di polemiche e rimpalli continui. Habemus Papam. Da oggi tornano i disagi.

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