Il Papa a Fatima: la profezia annuncia altre tragedie

nostro inviato a Fatima

La profezia di Fatima non è chiusa: l'uomo «non riesce a interrompere» il ciclo di morte e terrore che ha scatenato. Ad abbracciare Benedetto XVI nella Cova da Iria - nel luogo dove 93 anni fa avvennero le apparizioni che preannunciavano la Rivoluzione d'Ottobre e la tragedia della Seconda guerra mondiale, il martirio dei cristiani e l'uccisione di un «vescovo vestito di bianco» - ci sono quattrocentomila pellegrini, che lo hanno atteso per ore affrontando il freddo pungente e il vento gelido. Il Papa è sorpreso nel vedere così tanta folla. Sorride, appare disteso. Dice di essere venuto ai piedi della Vergine di Fatima per confessarle che ama la Chiesa e per affidare alla sua protezione i sacerdoti, i consacrati e le consacrate. Ma un passaggio dell'omelia riapre uno squarcio sul Terzo segreto, che proprio qui dieci anni fa venne rivelato per volere di Papa Wojtyla.
«Si illuderebbe - dice Ratzinger - chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. Qui rivive quel disegno di Dio che interpella l'umanità sin dai suoi primordi: "Dov'è Abele tuo fratello?... La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!"». «L'uomo ha potuto scatenare - aggiunge - un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo». La profezia non si è conclusa, dice dunque Benedetto XVI, presentando un'interpretazione della visione di Fatima più estesa rispetto a quella circoscritta nel passato e riferibile soltanto all'attentato del 13 maggio 1981 contro Giovanni Paolo II.
«L'accanimento mediatico», affermava tre anni fa il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone nel libro-intervista scritto con il vaticanista della Rai Giuseppe De Carli, «è quello di non volersi capacitare che la profezia non è aperta sul futuro, si è realizzata nel passato, nell'evento indicato». Nella nuova edizione del libro appena uscita, Bertone ha però adeguato le sue parole dicendo che la profezia si può estendere anche al ventunesimo secolo. La prospettiva del Papa, che pure da cardinale aveva scritto il commento teologico al segreto avvalorando l'identificazione della visione sul «vescovo vestito di bianco» con l'attentato, appare oggi più ampia. Più proiettata verso il futuro.
E suonano minacciose, a questo proposito, le notizie rilanciate dal settimanale Panorama, che nel numero in edicola racconta dell'espulsione dall'Italia, avvenuta il 29 aprile, di Mohammed Hlal ed Errahmouni Ahmed, due studenti marocchini che volevano uccidere il Papa. Nelle intercettazioni della Digos di Perugia sarebbe emersa la volontà di procurarsi dell'esplosivo, e nel decreto di espulsione firmato dal ministro dell'Interno Roberto Maroni si legge che «Hlal ha auspicato la morte del capo dello Stato della Città del Vaticano, affermando di essere pronto ad assassinarlo per garantirsi il paradiso». I due studenti sono stati rimessi in libertà dalle autorità marocchine.
Nell'ultimo incontro della giornata, con i vescovi portoghesi, Ratzinger ha detto: «Il Papa ha bisogno di aprirsi sempre di più al mistero della croce, abbracciandola quale unica speranza e unica via per guadagnare a radunare nel Crocifisso tutti i suoi fratelli e sorelle in umanità». La sua prospettiva rimane comunque quella della speranza: nel messaggio che ha inviato al Kirchentag, la Giornata ecumenica delle Chiese, apertasi due giorni fa a Monaco di Baviera, il Papa ha citato, riferendosi allo scandalo degli abusi sui minori, le «notizie che vorrebbero toglierci la gioia della Chiesa, oscurarla come luogo di speranza» e ha parlato della «zizzania» che «esiste proprio in mezzo alla Chiesa e tra coloro che il Signore in modo particolare ha chiamato al suo servizio». Eppure, rassicura, «la luce di Dio non è tramontata, il frumento buono non è stato soffocato dalla semina del male».


Ieri, infine, nel Portogallo sempre più secolarizzato dove si discute una legge per il riconoscimento delle unioni omosessuali, Benedetto XVI incontrando le organizzazioni della pastorale sociale, ha invitato i cristiani all'«urgente impegno» nella difesa dei diritti umani, appoggiando quelle iniziative che hanno lo scopo di tutelare «la famiglia fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna» e «che cercano di lottare contro i meccanismi socio-economici e culturali che portano all'aborto». Oggi Ratzinger si trasferirà a Porto e in serata rientrerà a Roma.

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