RomaBenedetto XVI parte domani per un viaggio di tre giorni nel cuore dellEuropa che ha dimenticato le sue radici cristiane e visita Praga, la capitale del Vecchio continente con la più bassa frequenza alla messa domenicale: vi partecipa appena il 2 per cento della popolazione.
È un pellegrinaggio difficile, che rientra pienamente nellottica del pontificato ratzingeriano, quella della ri-evangelizzazione delle società occidentali ormai scristianizzate. La capitale della Repubblica ceca è infatti abbellita da centinaia di chiese, per lo più trasformate in sale da concerti a pagamento, e aperte al culto soltanto in poche occasioni. Chiese-auditorium, chiese-musei: a Praga, nel cuore dellEuropa, sono evidenti le conseguenze estreme della secolarizzazione e dellateismo di Stato vissuto in epoca comunista. Giovanni Paolo II laveva visitata tre volte, la prima nellaprile 1990. E lallora Cecoslovacchia fu il primo Paese dellEst toccato dal pontefice slavo dopo la caduta del Muro di Berlino. Wojtyla vi fece ritorno cinque anni dopo e poi nel 1997, in occasione del millenario del martirio di SantAdalberto.
Il Papa ricorderà qui il ventennale della caduta del Muro e celebrerà lannuale festa dellidentità della nazione legata a San Venceslao: a questa città - dove si conserva il famoso Bambin Gesù, meta di pellegrinaggi da tutto il mondo - e a questo Paese, Ratzinger, che ha personalmente voluto il viaggio, rivolgerà il suo messaggio invitando la Chiesa ceca a far rivivere le sue radici cristiane e a diventare nuovamente missionaria.
Prima dellavvento del comunismo i battezzati erano circa il 75 per cento della popolazione. Oggi, secondo le statistiche ecclesiastiche, sono circa tre milioni e mezzo su dieci milioni di abitanti, ma coloro che allultimo censimento si sono autodichiarati cattolici invece che «agnostici» sono poco più di due milioni. I dati della frequenza alla messa domenicale vennero resi pubblici soltanto una volta dalla Conferenza episcopale, nel 2004. A Praga i praticanti erano il 5 per cento dei battezzati e appena il 2 per cento degli abitanti, che sono un milione e mezzo. E sono ridotti al lumicino anche i praticanti nella regione dei Sudeti, un tempo molto cattolica, dove oggi i battezzati sono tra il cinque e il dieci per cento della popolazione.
La Chiesa aveva conquistato molto credito durante gli anni del regime comunista, ma dopo la caduta del Muro e lapertura del contenzioso con lo Stato per la restituzione dei beni ecclesiastici con relativi interessi, lo ha visto poco a poco svanire nei confronti dellopinione pubblica. Dal 1991 si trascina la disputa sulla proprietà della cattedrale di San Vito a Praga, che il regime aveva incamerato negli anni Cinquanta. Il presidente Vaclav Havel aveva consigliato ai vescovi di chiedere la restituzione attraverso il tribunale, che aveva dato ragione alla Chiesa, ma la Corte di cassazione, dove ancora sedevano giudici dellepoca comunista, hanno ribaltato il verdetto e la cattedrale è dovuta tornare di proprietà della presidenza della Repubblica.
Un altro problema, in mancanza di un concordato con la Chiesa, in discussione da molti anni, riguarda il clero, che è stipendiato dallo Stato secondo le tabelle minime. Accade così che un vescovo possa assumere due autisti, ma non possa permettersi di stipendiare un professionista di livello più alto.
Lattuale presidente della Repubblica, Vaclav Klaus, che si dichiara protestante evangelico e si sente rifiutato dallestabilishment europeo, conta molto sul ritorno di immagine della visita e affiancherà sempre il pontefice.
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