Il Papa a Prodi: ora te lo Dico io... E il premier fa l’indiano

Il presidente del Consiglio in visita a Madras cerca di minimizzare lo scontro sulla nuova legge: "Non vedo polemiche". E scarica il problema sul Parlamento. Ma Ratzinger torna ad attaccare: "Il caos dei matrimoni è una negazione dell'esistenza umana"

Il Papa a Prodi: ora te lo Dico io... 
E il premier fa l’indiano

nostro inviato a Chennai (India)

È volato a migliaia di chilometri di distanza dalla guerra di religione che si sta scatenando tra una sponda e l’altra del Tevere sul disegno di legge del suo governo sulle coppie di fatto, ma il crepitio delle armi lo insegue fin qui. Fino a Chennai, l’antica Madras, capitale virtuale dell’India del Sud affacciata sul golfo del Bengala.
E così, tra una lecture all’università e un incontro con la confindustria locale, Romano Prodi si ritrova assediato dalle domande dei giornalisti italiani sullo scontro che si consuma a Roma, e fa muro. Le polemiche contro i neonati Dico? «Non le vedo», replica secco il premier dall’India. E Mastella che minaccia di lasciare il governo se il ddl diventerà legge? «Di Mastella non Dico», è il gioco di parole che si concede il premier. Non ne vuole parlare, spiegano dal suo staff, non ha alcuna intenzione di alimentare da qui la tempesta che si è scatenata e nel frattempo «parleranno le ministre che sono riuscite a portare a casa il ddl, sono perfettamente in grado di difendere da sole il buon lavoro che hanno fatto».
Prodi non vuole apparire sulla difensiva, né contrattaccare. Il caso Pacs vorrebbe lasciarselo al più presto alle spalle. Non a caso ha voluto a tutti i costi accelerare la pratica in Consiglio dei ministri e cercare di liquidare la faccenda prima della partenza, vincendo le resistenze di alcuni esponenti del suo governo che (a cominciare dal vicepremier Francesco Rutelli) cercavano di prendere tempo: l’idea di passare una settimana in India lasciando i suoi ministri a dilaniarsi sui Pacs era un rischio che non voleva correre. Il precedente della missione in Cina, quando il caso Telecom-Rovati gli rovinò la trasferta e fece traballare il governo, era un incubo da esorcizzare.
Per questo, spiegano gli uomini vicini al premier, «Prodi ha colto al volo la finestra di opportunità che si è aperta negli ultimi giorni, dopo l’attacco della Cei». Già, perché a Palazzo Chigi quel «non possumus» scagliato contro il governo dall'Avvenire è stato considerato un passo falso della gerarchia cattolica, guidata da un leader iper-interventista ma ormai al tramonto come Ruini. Uno scivolone che ha finito per diventare controproducente, perché «la pretesa di impedire al governo di intervenire sulla materia ha ottenuto il risultato di far indignare sia i dc di sinistra che i laici di destra».
Non che il problema dello scontro col «potere forte» della Chiesa venga sottovalutato (anche se il prossimo cambio della guardia ai vertici della Cei è una prospettiva rassicurante per Prodi): a Palazzo Chigi sanno che l’offensiva è destinata a proseguire, e ad alimentare le contraddizioni interne ad una maggioranza che - riconosce Prodi intervistato a Chennai dal quotidiano The Hindu - è assai «difficile» da tenere insieme. E pensano che l’Italia sia diventata per il Vaticano una sorta di laboratorio nel quale sperimentare la propria capacità di incidere nelle società occidentali: colpiscono a cannonate noi, è il ragionamento che si fa dalle parti del premier, che abbiamo varato un testo talmente edulcorato e minimal che già la sinistra ne reclama la modifica parlamentare, per «mandare messaggi diretti altrove: alla Spagna di Zapatero, alla Francia che si prepara alle elezioni presidenziali, ai paesi dell’Est Europa che si affacciano ai nuovi diritti».
Dunque il cannoneggiamento è destinato a continuare.

Ma dopo la prova di forza del varo del ddl, Prodi spera di poter gradualmente allontanare da sé l’epicentro del terremoto: ora la patata bollente passa al Parlamento, e i tempi si dilatano: passeranno mesi, forse anni prima che si arrivi alla legge. E nel frattempo, auspica, il clangore delle armi si spegnerà.

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