Il Papa regala un tartufo bianco alla Caritas

La prelibatezza, del peso di un chilo, è stato servito a pranzo agli ospiti di Colle Oppio e basterà a cena anche per chi si recherà a via Marsala. Il dono è stato fatto a Benedetto XVI da un imprenditore cunese impegnato nella green economy

Qualcuno lo conosceva, mentre altri non l'avevano mai visto. Oggi un tartufo bianco da un chilo troneggiava sul buffet della mensa Caritas di Colle Oppio. Il dono prezioso quanto singolare è stato fatto dal Papa, che a sua volta l'ha ricevuto da Antonio Bertolotto, un imprenditore cuunese impegnato nella green economy.
Il regalo ha colto alla sprovvista gli ospiti, riempiendoli di gratitudine e meraviglia. Il maxi-tartufo proviene dalle Langhe ed è stato servito insieme al riso bianco. Qualcuno l'aveva già assaggiato, altri invece si. «La verità? Non me lo aspettavo - confida Massimo, un sessantacinquenne romano venuto alla Caritas accompagnato da sua moglie - Io conosco bene il tartufo bianco e lo apprezzo molto. Non siamo stati sempre poveri, veniamo qui solo da un mese, in attesa che mi arrivi la pensione. È un brutto periodo, ma questo dono oggi ha reso speciale la nostra giornata, una giornata da re».
Lo stesso tartufo, fa sapere il direttore della Caritas diocesana di Roma, Monsignor Enrico Feroci, verrà servito a cena alla mensa di via Marsala. «Basterà per tutti - dice Feroci - perchè è davvero enorme. Sappiamo che è stato battuto a un'asta di beneficienza per 100 mila euro, ed è un regalo grandissimo per noi. Soprattutto per coloro che non lo avevano mai provato. Quando il Papa ci venne a trovare, lo scorso febbraio a via Marsala gli si inumidirono gli occhi nell'ascoltare le parole dei nostri ospiti. Beh, oggi vorrei che fosse qui, per poter vedere di persona la felicità che ha portato negli occhi di quelle stesse persone».
Assan è un giovane somalo arrivato a mensa insieme a un gruppo di suoi connazionali. Lui, come la maggior parte degli immigrati che frequentano la mensa (il 60% del totale), non conosce nemmeno il significato della parola tartufo. Ma ne apprezza il gusto. «Buono! Buono!», dice nel suo italiano stentato mentre affonda la forchetta nel piatto di riso aromatizzato. Eppure, tra i suoi compagni, non tutti si lasciano convincere dal profumo intenso: annusano e preferiscono non osare, ripiegando su pietanze più ordinarie come pasta al forno, fagioli, insalata e arrosto.

«Alcuni lo hanno scambiato per un dolce, altri per una patata dolce - racconta la responsabile della mensa Maria Teresa Conti -. Gli immigrati, soprattutto gli africani non lo conoscevano, ma anche chi non lo ha assaggiato ha apprezzato il pensiero dolcissimo che oggi il Santo Padre ha avuto per noi».

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