Genova - Ci sono «giovani di anni» che «sono vecchi dentro», ci sono persone adulte che «si mascherano da giovani» anche se la gioventù è passata da un pezzo. Essere davvero giovani significa non seguire le mode, ma scoprire «i valori veri e grandi», che non passano.
Ci sono quattromila giovani in piazza Matteotti a Genova. Il Papa improvvisa e fa riferimento alle avverse condizioni meteorologiche: «La pioggia mi perseguita un po’ in questi giorni, prendiamola come benedizione per i frutti della terra e come simbolo dello Spirito santo che bagna la terra secca delle nostre anime».
Benedetto XVI invita i suoi interlocutori a essere «sempre giovani», ma ricorda «che la giovinezza - quella vera - non è questione di anni, di vigore fisico, di forma smagliante, di efficienza». La giovinezza dovrebbe essere «sinonimo di gioia», anche se «ci sono, purtroppo - continua Ratzinger - dei giovani di anni, ma che sono vecchi dentro, che si trascinano». «Essere giovani - ha detto ancora il Papa - significa aver scoperto le cose che non passano col passare veloce degli anni. Se un giovane scopre i valori veri e grandi, allora non invecchia mai, anche se il corpo segue le sue leggi. Resta giovane sempre nel cuore e irradia giovinezza, cioè bontà».
«Vi auguro di essere giovani, non alla moda», ha aggiunto Benedetto XVI, perché «le mode si bruciano in un baleno». «Oggi tutti vogliono essere giovani, rimanere giovani e si mascherano da giovani, anche se il tempo della giovinezza è passato - visibilmente passato». Essere giovani è bello perché «la gioventù ha ancora tutto il futuro davanti a sé» e «il futuro è pieno di promesse», ma per molti «anche pieno di minacce, soprattutto la minaccia di un grande vuoto. Perciò molti - spiega Ratzinger - vogliono arrestare il tempo per paura di un futuro nel vuoto». È importante, invece, «scegliere le vere promesse, che aprono al futuro, anche con rinunce. Chi ha scelto Dio ha ancora nella vecchiaia un futuro senza fine e senza minacce davanti a sé».
La giornata genovese del Papa era iniziata la mattina con la visita all’ospedale pediatrico Gaslini, e con l’incontro con i bambini ammalati. Benedetto XVI ha definito la struttura sanitaria un «autentico santuario della vita» e un «santuario della famiglia». Poi, subito prima di pranzo, ha incontrato il clero e i religiosi nella cattedrale: nel suo discorso ha citato due volte il cardinale Giuseppe Siri, definendolo «zelante pastore». Nel pomeriggio, la messa conclusiva in piazza della Vittoria, davanti a 35mila fedeli. Nel suo saluto, il cardinale Bagnasco ha definito Genova una città «ricca di carità, di attenzione ai poveri e ai deboli, di apertura accogliente a chi - come noi un tempo in altri continenti - approda alla ricerca di una vita operosa e sicura». Nell’omelia, il Papa ha salutato calorosamente il Segretario di Stato Bertone, ringraziandolo - tra gli applausi - per la sua «preziosa collaborazione», ha citato il ministro Scajola, che rappresenta il nuovo governo «che proprio in questi giorni ha assunto le sue piene funzioni al servizio dell’amata nazione italiana»; e ha invitato i genovesi a guardare al futuro «con fiducia» cercando «di costruirlo insieme, evitando faziosità e particolarismi, anteponendo ai pur legittimi interessi particolari il bene comune».
Infine è da segnalare l’appello che dopo l’Angelus Ratzinger ha lanciato ricordando «la Conferenza diplomatica sulle munizioni a grappolo», convocata da oggi a Dublino «per una convenzione che proibisca questi ordigni». Parole particolarmente significative nella città che ha dato i natali a Benedetto XV, il Papa della pace, al quale l’omonimo successore si è più volte richiamato.
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