Parentopoli in riva allo Stretto: la moglie del rettore ci riprova

Cattedre «volanti», concorsi sospetti e una guerra a colpi di carte bollate, regolamenti universitari, sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, leggine del Ventennio e persino due interrogazioni parlamentari targate Pdl. È questo lo scenario nel quale in questi giorni si muove la professoressa Antonella Greco, «tecnicamente» professore ordinario della Sapienza di Roma, corso integrato di Storia dell’architettura ed estetica e storia degli allestimenti e degli spazi espositivi, settore scientifico disciplinare Icar/18 presso la facoltà di architettura Ludovico Quaroni, dipartimento Architettura Diar dell’ateneo romano. Tecnicamente, perché secondo una sentenza del Tar di Reggio Calabria del 4 dicembre 2008, ribadita nella sostanza da un’analoga sentenza del Consiglio di Stato dello scorso 5 giugno, il concorso che ha vinto è stato annullato per pesanti irregolarità e soprattutto per il gracile curriculum della docente universitaria «sub iudice» in fatto di titoli accademici e pubblicazioni.
L’unico titolo che nessuno le contesta è quello di first lady di Massimo Giovannini, magnifico rettore dell’università di Reggio Calabria (che aveva bandito il concorso e scelto i commissari), area Pci-Pds-Ds-Pd e considerato vicinissimo al suo predecessore, al secolo l’ex ministro ai Trasporti del governo Prodi, Alessandro Bianchi.
Dicono i maligni che anche l’elezione del rettore sia stata in qualche modo «pilotata» dallo stesso Bianchi grazie a improvvise complicazioni procedurali e malgrado Giovannini non avesse ricevuto la maggioranza dei voti fra i professori (ma fra gli impiegati sì). E si narra anche di una «diserzione» di Bianchi da un importante Consiglio dei ministri per motivi di salute legata proprio alla delicata alchimia elettorale del suo protetto. Ma questa è un’altra storia.
Il problema è che quella cattedra, che secondo Tar e Consiglio di Stato non ha diritto ad avere, è ancora occupata. Infatti, grazie a una serie di cavilli datati Ventennio, la Greco da Reggio è finita a insegnare nel prestigioso ateneo romano. In questi giorni però è alle prese con un nuovo concorso della Mediterranea, ancora guidata dal marito rettore (in scadenza e in odore di ri-ricandidatura...). Col quale, dicono sempre le malelingue, si starebbe cercando di «scavalcare» le due sentenze. A dar manforte alle voci di corridoio dell’ateneo reggino la circostanza, assolutamente inusuale, che lo stesso concorso si stia svolgendo in una sede diversa da quella «naturale» in riva allo Stretto, cioè nella non lontana Palermo.

Il rigido codice universitario vorrebbe che a sostegno di questo trasloco forzato esistessero «gravissimi motivi di salute» o altri impedimenti dei commissari. Che però, a quanto pare, godono tutti di ottima salute.
felice.manti@ilgiornale.it

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