Politica

Parigi, brucia un palazzo: 7 morti, tra loro 4 bambini

La tragedia a pochi giorni dal rogo in cui hanno perso la vita 17 persone

Alberto Toscano

da Parigi

Stavolta la pista criminale viene presa in seria considerazione dagli inquirenti francesi, impegnati a comprendere le ragioni e la dinamica del secondo incendio nel giro di quattro giorni al centro di Parigi. L'altra notte è andato in fumo l'interno di un palazzo di cinque piani, situato nel quartiere del Marais, ossia nel bel mezzo della capitale francese. Lo stabile era stato acquistato dal comune, deciso a ristrutturarlo e a renderlo disponibile per l'affitto «popolare». Una decina di famiglie originarie della Costa d'Avorio, in gran parte in posizione irregolare, ha occupato lo stabile e ha rifiutato d'abbandonarlo malgrado le catastrofiche condizioni igieniche: niente acqua, impianto elettrico pericolosissimo, misure di sicurezza inesistenti, frequenti visite di topi e insetti. Il mese prossimo avrebbero dovuto cominciare i lavori di risanamento dello stabile, ma gli immigrati rifiutavano d'abbandonarlo in assenza della promessa di potervi vivere - in modo sostanzialmente gratuito - alla fine della ristrutturazione.
Così è esploso, per ragioni ancora misteriose, il secondo gravissimo incendio che ha sconvolto Parigi nel giro di quattro giorni. Anche stavolta il bilancio umano è molto pesante: sette morti, tra cui due donne incinte e quattro bambini. Tutti immigrati africani. Una madre in preda al panico ha scagliato il proprio bimbo dalla finestra del quarto piano nel momento in cui le fiamme parevano divorare tutto. Purtroppo quel gesto inconsulto e disperato si è trasformato in tragedia perché il piccolo non è sopravvissuto. La scorsa settimana le fiamme - cominciate anche in quel caso per ragioni misteriose - avevano squarciato uno stabile di sette piani nel quartiere di place d'Italie, in rue Vincent Auriol. I morti erano stati diciassette, di cui quattordici bambini. Una vera strage degli innocenti. Una strage di fronte a cui le autorità politiche francesi sono allibite e impacciate, tanto più che lo scorso aprile era stato divorato dalle fiamme un altro palazzo del centro parigino abitato da immigrati africani: 24 morti.
Il comune della capitale, retto da una maggioranza di sinistra, e il governo di centrodestra sono ai ferri corti. Ognuna delle due parti accusa l'altra di non finanziare l'edilizia popolare, ma nessuno osa dire con chiarezza che un piano adeguato in questo campo non può essere limitato a Parigi in quanto tale: ci saranno appartamenti decenti per tutti solo coinvolgendo i comuni della periferia in un'opera di costruzione e di risanamento degli immobili. Parigi è infatti una città relativamente piccola (poco più di due milioni d'abitanti), mentre lo sforzo d'assistenza e di solidarietà va compiuto a livello della regione parigina, che ha undici milioni d'abitati.
Il presidente della Repubblica Jacques Chirac, che si trovava ieri nel nord della Francia a inaugurare un centro per ricavare carburanti dai cereali, ha lanciato al governo una vera e propria sfida: «Occorrono - ha detto - misure forti contro questo genere di situazioni». Adesso il primo ministro Dominique de Villepin si prepara a sfornare un piano d'assistenza agli immigrati e di costruzione di alloggi popolari. Resta il fatto che il suo ministro degli Interni, Nicolas Sarkozy, ha promesso di espellere gli immigrati in posizione irregolare. Assisterli o cacciarli ? Questo è il dilemma.


Dopo l'incendio della scorsa settimana, proprio Sarkozy aveva chiesto un censimento degli immobili parigini in condizioni disastrose sul piano sanitario e su quello della sicurezza.

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