Alberto Toscano
da Parigi
La Francia trema e si unisce come un sol uomo nella difesa di quello che viene ormai considerato come un fondamentale valore nazionale: lo yogurt. Sembra una battuta, ma la realtà dei fatti è lì a confermarlo nel momento in cui si teme che il gruppo americano Pepsi lanci unofferta pubblica dacquisto (Opa) sul capitale del gigante agroalimentare Danone. «La minaccia di unOpa su Danone diventa un affare di Stato», è il titolo principale della prima pagina del quotidiano Le Monde datato oggi 21 luglio. In pagina interna larticolo dedicato a questa vicenda nazional-borsistica è intitolato: «Mobilitazione politica senza precedenti per difendere Danone». Queste frasi cancellano ogni dubbio a proposito dellemozione che provano oggi i francesi di fronte al rischio che il gruppo degli yogurt e dei biscotti passi in mani statunitensi. Si tratta appunto di un «affare di Stato» a cui il Paese risponde con una vera e propria «mobilitazione politica». Lo dimostrano le dichiarazioni rilasciate dal primo ministro Dominique de Villepin in occasione di una conferenza stampa convocata allo scopo di esprimere la determinazione del governo a difendere Danone così come la Francia fece un tempo con lAlsazia e la Lorena. «Il gruppo Danone è un fiore allocchiello dellindustria francese e il governo vuole difendere a tutti i costi gli interessi nazionali», ha dichiarato il primo ministro. Per stemperare gli accenti nazionalistici, Dominique de Villepin ha giustificato tanto entusiasmo e tanto impegno delle istituzioni con una considerazione sociale: il timore che i posti di lavoro in seno al gruppo Danone possano essere sacrificati dopo leventuale annessione da parte degli americani di Pepsi a seguito di unOpa ostile.
Tanta inquietudine è determinata dal fatto che lazionariato di Danone alla Borsa di Parigi è estremamente frammentato. Negli anni Ottanta e Novanta lallora presidente Antoine Riboud tentò con ogni mezzo di creare un sistema anti-Opa, attraverso lingresso di alcuni azionisti amici (tra cui il gruppo Agnelli) e attraverso limpegno di banche e aziende francesi a sostenere il management Danone in caso di attacco esterno. Oggi, però, la situazione del gruppo - ormai guidato da Franck Riboud, figlio di Antoine - è per certi aspetti paradossale: le cose vanno molto bene sul piano industriale e commerciale, ma proprio per questo Danone fa gola ai giganti agroalimentari del mondo intero. Questi ultimi potrebbero approfittare proprio dellassenza di un «sindacato di controllo» per «papparsi» il gioiello industriale transalpino. Ecco leditoriale di Le Monde affermare che «è bastata una voce di Opa ostile degli americani di Pepsi su Danone perché la difesa del gigante francese dellagroalimentare, che impiega 90mila salariati nel mondo intero, diventi una causa nazionale». A questo punto si può immaginare che le banche e in generale i gruppi finanziari transalpini si impegneranno a fare incetta di azioni Danone.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.