Il parking della vergogna

Cinquecento posti auto, forse più, in un parcheggio sotterraneo, di proprietà pubblica, inutilizzato al centro della città. Un monumento allo spreco. Il parcheggio risale agli anni Sessanta, non è mai stato aperto. Si trova sotto piazzale di Porta Pia. Non è chiaro se formalmente è di proprietà demaniale o comunale, ma comunque è in gestione al Comune di Roma. Con pochissimi soldi si potrebbero attivare le rampe d’accesso, aprirlo e alleggerire uno dei principali nodi di traffico della zona. Ma né Rutelli prima, né Veltroni poi, si sono mai sognati di alzare un dito. A rivelare la vicenda è Gabriele Di Bella, segretario aggiunto del sindacato Cisl dei vigili urbani.
«L’epicentro del parcheggio è proprio sotto il monumento al Bersagliere - spiega Di Bella - In superficie sono perfettamente visibili le scale pedonali d’ingresso. Una per ogni angolo. Tranne quella che porta alla nostra sala controllo della Polizia municipale, però, le altre sono tutte sbarrate da 40 anni. In fondo a una di queste scale c’è ancora il vecchio divieto di accesso, messo lì agli inizi del 1968. Per aprire l’autorimessa basterebbero pochi mesi di lavori. Le rampe di accesso sono già predisposte, finiscono in corrispondenza proprio delle scale pedonali».
Il parcheggio è stato costruito, insieme ai sottovia di Corso d’Italia, all’epoca delle Olimpiadi del 1960. Mezzo secolo fa, al tempo di Fanfani presidente del consiglio e Cioccetti sindaco di Roma. Un’altra epoca.
Risale ad allora anche il grande parking del Galoppatoio. Il secondo è stato aperto, il primo invece è stato letteralmente «dimenticato» dall’amministrazione comunale. Solo una piccola parte è utilizzata dal Comune come sala videosorveglianza del sottovia di Corso d’Italia. Quotidianamente ci prestano servizio gli uomini della Polizia municipale. Fra questi proprio Gabriele Di Bella: «Il nostro compito è di attivare i servizi di emergenza in caso di incidenti - racconta -. La sala controllo è attiva 24 ore su 24. Se serve possiamo accedere da lì alla galleria, bloccare la circolazione con i semafori. A parte questo, però, tutta l’area sotterranea è inutilizzata. Al massimo un angolo è usato per appoggiare cartelli stradali in disuso. Il resto è vuoto. Da cittadino e contribuente duole vedere questo spreco di risorse. Soprattutto da parte di Veltroni, che ha fatto proprio dei parcheggi uno dei suoi cavalli di battaglia».
Eppure siamo a due passi dalla casa dell’ex-sindaco. Nella zona, anzi, tutti gli abitanti sanno dell’esistenza del parcheggio. Ce lo conferma anche l’edicolante all’angolo fra Corso d’Italia e Porta Pia: «Ricordo benissimo quando lo hanno costruito - racconta -. Da ragazzino là sotto ci andavo a giocare di nascosto. Correvamo fra le colonne di cemento. È immenso, ci potrebbero trovare posto almeno 500 auto, forse 600. In tanti fra residenti e commercianti abbiamo provato a dirlo al Comune, nessuno ci ha dato retta. Nella zona ogni giorno sono multe, rimozioni. Un parcheggio così sarebbe davvero prezioso».


Nel corso degli anni alcune delegazioni straniere, perfino dal Giappone, sarebbero venute a studiare la tecnologia con cui è stato realizzato Corso d’Italia, raccontano gli abitanti, parcheggio compreso. Ma dal Comune niente. Il caos attorno alla Breccia regna sovrano. A sorvegliare c'è solo il Bersagliere. Ma lui non può parlare.

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