Parlamentari fatti spiare dai pm: Alfano vuole fare chiarezza

Il ministro ordina accertamenti in Procura a Napoli su un’inchiesta di Woodcock e Curcio Sarebbe stato violato il segreto investigativo pedinando e intercettando alcuni deputati

di Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica

Parlamentari spiati? Si muove il ministero della Giustizia. L’interpellanza urgente sottoscritta da 100 deputati (primo firmatario Amedeo Laboccetta del Pdl) per fare luce su un’inchiesta della procura di Napoli che - in violazione delle guarentigie parlamentari - avrebbe portato al pedinamento di esponenti politici fin dentro i palazzi della politica romana (inchiesta rivelata dal Giornale il 10 dicembre scorso), ha ottenuto il risultato sperato: un’ispezione negli uffici giudiziari partenopei. Lette le risposte a più quesiti avanzati alla procura vesuviana in relazione a modalità d’indagine intraprese dalla polizia giudiziaria degli uffici diretti dai pm Woodcock e Curcio impegnati nell’inchiesta sulla fantomatica P4, il Guardasigilli ha disposto accertamenti più che approfonditi.
Il ministro Angelino Alfano, spiega infatti Laboccetta, «ha annunciato di aver attivato le competenti articolazioni ministeriali per acquisire i dati informativi necessari a fare luce sugli aspetti critici segnalati». Come i pedinamenti, i monitoraggi fotografici di più parlamentari, le intercettazioni. «Nella sua risposta - spiega ancora Laboccetta - il ministro ha inoltre sottolineato la carenza degli elementi trasmessi dalla Procura di Napoli in particolare in riferimento alla violazione del segreto investigativo che è stato evidenziato nell’interpellanza», e che farebbe riferimento ad articoli del Fatto, della Repubblica e finanche del Giornale. E infatti a leggere la replica del sottosegretario Elisabetta Alberti Casellati, a nome del ministro Alfano, all’interpellanza dei cento, il componente dell’esecutivo fa presente che il Guardasigilli in persona «ha disposto che siano svolti accertamenti per il tramite della Procura generale della Repubblica di Napoli» relativamente al fascicolo che vede protagonista il deputato Pdl Alfonso Papa, già magistrato presso la procura di Napoli». Quindi, «data la molteplicità dei fatti dedotti e la gravità delle censure sollevate sull’operato della magistratura inquirente, è stata prontamente avviata - continua il sottosegretario - una prima attività istruttoria». Istruttoria, però, che la replica del ministero definisce «complessa», e dunque non conciliabile con i «tempi ristretti» dell’interpellanza. Napoli ha risposto, sì, ma «sviluppando soltanto taluni degli aspetti menzionati» nell’interpellanza urgente, spiega il sottosegretario, «primo fra tutti quello attinente il corretto esercizio dell’attività inquirente in relazione a una dedotta violazione del segreto investigativo, in quanto correlato alla diffusione, da parte degli organi di stampa, di notizie non ostensibili». È il punto più caldo, quello della fuga di notizie. Che, insieme alla complessiva «ricostruzione dell’iter procedimentale» seguito dai pm napoletani nell’indagine, rende secondo il Guardasigilli «del tutto indispensabile un maggiore e ulteriore approfondimento». Il che, tradotto, vuol dire che il ministero di via Arenula ha già disposto un «accertamento» nella procura del capoluogo partenopeo, che verrà svolta «per il tramite della procura generale della repubblica di Napoli, nell’esercizio dei poteri di vigilanza che a tale ufficio competono».
L’«ispezione» è quindi il prossimo passo. Decisivo per capire se nell’inchiesta napoletana di Woodcock e Curcio, e in particolare in quei pedinamenti e intercettazioni che i firmatari dell’interpellanza sospettano abbiano violato le guarentigie parlamentari, siano stati commessi illeciti.

«Soltanto all’esito di tale ulteriore attività conoscitiva - conclude infatti il sottosegretario Alberti Casellati - sarà possibile apprezzare se le censure avanzate dagli interroganti (soprattutto con riferimento al contenuto delle determinazioni investigative adottate) possano ritenersi fondate e rilevanti sul piano deontologico».

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