Parola d’ordine: riconquistare le simpatie della working class

«Tra le molte scure notizie per il conservatorismo americano, c’è una genuina chiazza di luce», scrive sul New York Times il grande editorialista di destra David Brooks. Si riferisce a un gruppo di giovani «imprevedibili» scrittori che hanno trovato spazio attraverso i blog. «Sono cresciuti mentre il conservatorismo ufficiale diventava decrepito», sono «eterodossi» e «difficili da etichettare». David Brooks Ne elenca alcuni: Daniel Larison, Will Wilkinson, Julian Sanchez, Ross Douthat, Reihan Salam, Matt Cotinetti, Yuval Levin (curatore con Christopher DeMuth di Religion and the American Future, raccolta di interventi sul ruolo della religione nella società americana in favore della tolleranza e della libertà d’espressione), e altri.
Brooks si sofferma su Ross Douthat e Reihan Salam, due giornalisti dell’Atlantic Monthly che hanno da poco pubblicato Grand New Party: How Republicans Can Win the Working Class and save the American Dream, un libro di consigli ai repubblicani su come, in vista delle presidenziali di novembre, ringiovanire e rinvigorire il partito, fargli riscoprire la propria anima. Per Npr, la radio pubblica americana, il volume è «il manifesto del giovane repubblicano». La strategia dei due punta alla riconquista della working class. I lavoratori, scrivono, sono il nuovo elettorato indeciso, su cui il partito deve insistere attraverso una politica di prudente interventismo e nuove capacità imprenditoriali. È tempo, per Douthat e Salam, di andare oltre l’eredità di Ronald Reagan. Le nuove condizioni socio-economiche globali, l’incertezza lavorativa, la sanità pubblica inadeguata sono condizioni cui il governo deve far fronte e i repubblicani avranno un futuro se saranno capaci di intercettare e capire sogni e tribolazioni della working class, dicono.
Non soltanto i giovani sono alla ricerca di una nuova anima repubblicana. David Frum, conservatore doc, speech writer del presidente George W. Bush e un tempo, quando pubblicò The Right Man, sostenitore sfrenato del leader americano, scrive in Comebacks che esistono cicli per i movimenti politici: devono saper reinventarsi. Anche per Frum i repubblicani non soltanto devono andare oltre George W. Bush («si è lasciato alle spalle segni misti: di lavoro iniziato e rimasto incompiuto, di sfide affrontate e mal articolate, di aspirazioni eroiche sciupate da esecuzioni non efficaci, di iniziative coraggiose e risultati incerti») ma anche oltre Reagan.


Le idee conservatrici degli ultimi tre decenni, scrive Frum, hanno fatto il loro corso: ora i repubblicani non possono vincere le elezioni sulle tasse, le pistole, la promessa di restaurare valori tradizionali. È tempo di un nuovo approccio per riconquistare l’elettorato. E renderlo felice. Perché l’American dream poggia sulla felicità, assieme alla libertà, diritto fondamentale sancito dalla Dichiarazione d’Indipendenza.

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