Politica

La parolaccia del premier fa infuriare il centrosinistra

Berlusconi: «Ho troppa stima dell’intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare facendo i propri disinteressi»

Gianni Pennacchi

da Roma

Quanti di quelli votano per il centrosinistra? Puntualizziamo i fatti, prima di dar conto di una polemica acutissima che si è accesa ieri per un epiteto usato dal presidente del Consiglio, polemica in cui s’è lanciata l’opposizione, accantonando il dibattito sull’abolizione dell’Ici. Dunque, Silvio Berlusconi stava parlando ad un’assemblea della Confcommercio, seguiva un testo scritto dal quale alzava spesso gli occhi andando a braccio, si concedeva battute e ironie. Sul finire di due ore di intervento, dopo aver elencato tutto quanto ha realizzato il suo governo e quanto intende fare se avrà ancora la fiducia degli elettori, se ne è uscito così: «Be’, ho troppa stima dell’intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare facendo i propri disinteressi». Subito aggiungendo: «Scusate il linguaggio rozzo, ma efficace».
Più che efficace. I cronisti delle agenzie di stampa si son precipitati a dettare, e i titoli dei lanci han fatto insorgere l’intera opposizione. Uscendo, Berlusconi ha stemperato: «Era solo un'ironia, ho detto quella parola con il sorriso sulle labbra, mentre loro lanciano accuse serie nei miei confronti...» Quel termine è solo un'ironia?, ha insistito una cronista. E lui: «Ma sì, l'ho detto con il sorriso sulle labbra. Loro, quelli della sinistra, lanciano invece accuse serie di cui ancora non si sono scusati. Mi hanno dato del delinquente politico, dell'assassino, del mafioso. Mi dicono sempre queste cose mandandomi i loro plotoni telecomandati in ogni occasione. Comunque io ho usato solo ironia, mi sono permesso di usare questa espressione con il sorriso sulle labbra davanti a un pubblico che considero amico».
Il vespaio s’era però scatenato, e dopo un paio d’ore il premier ha dovuto far diffondere una nota, per ribadire: «La sinistra, come al solito quando è in difficoltà, cerca di manipolare una mia frase per montarci sopra un caso del tutto inesistente. Quel che ho detto alla Confcommercio è esattamente il contrario di ciò che alcune agenzie di stampa vorrebbero farmi dire nei loro primi titoli. Ho detto testualmente che “ho troppo stima per l'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare contro il proprio interesse”, ed ho aggiunto: “scusate il linguaggio rozzo, ma efficace”. Ho negato, cioè, non ho affermato che una parte degli italiani possa votare contro il proprio interesse e perciò meritare quell'epiteto. Certo che vi era ironia in quella frase, ma non permetterò che essa generi un'altra manovra scorretta. Resto lontanissimo dalla gravità di chi qualifica me, il mio governo, tutti gli elettori della Cdl, come “delinquenti politici” e ribadisce l'offesa il giorno dopo, nell'assoluta indifferenza dei quotidiani asserviti ai poteri forti e alla sinistra».
Ma chi ferma l’onda dell’Unione che bolla Berlusconi come «uomo rozzo e volgare», le sue parole «ignobili e violente» che lo smascherano «squadrista mediatico privo di rispetto per la democrazia, per le istituzioni e per gli italiani»? Il più lieve è Daniele Capezzone, sospetta che il premier «si sia fatto una canna». Ma Romano Prodi giura che «mai» oserebbe «attribuire epiteti anatomici offensivi come quelli che sono stati rivolti a noi». Francesco Rutelli scomunica: «Rimarrà solo con i suoi improperi». Piero Fassino intima come sempre: «Chieda scusa, ormai siamo al gergo da bettola». Marina Magistrelli dichiara che «la sortita di Berlusconi è così ignobile da non meritare alcun commento»: e allora, perché parla? È un fuoco di fila da sbarco in Normandia, col Codacons che annuncia un esposto alla Procura per «oltraggio al corpo politico», il diessino Enzo Foschi a sollecitare querele a pioggia, cordoni di polizia a proteggere Palazzo Chigi da un centinaio di giovani che sciamavano dall’Argentina dove avevano manifestato con due palloncini in mano e un cartello sul petto, «sono un coglione». Ineffabili poi, i tre coordinatori dell’Ulivo, con altrettante note congiunte in cui prima rimbeccano il premier, «non è vero che sorrideva, si è visto in tv», e poi sollecitano che tutti i tg «delle reti Rai e Mediaset» mandino in onda le «gravissime offese»: dove hanno visto che non c’era sorriso su quel termine, su TeleCuba?
E chiudiamo con le risposte del centrodestra. Piena la difesa di Gianfranco Fini: «Berlusconi non voleva essere offensivo, ha usato un’espressione gergale utilizzata da sette italiani su dieci, non facciamone un caso. Coglione è come fesso». Sdrammatizzante anche Adolfo Urso, «una battuta, soltanto una battuta». Più tepida la difesa di Pier Ferdinando Casini, che definisce «eccessiva» quell’espressione, «come quella di dare del delinquente agli avversari politici», e dunque conclude: «Io non polemizzo con Berlusconi per ciò che ha detto, così come non l’ho fatto con Prodi quando ha parlato di delinquenza politica». Entusiasta Gianfranco Rotondi: «La gente semplice si esprime come Berlusconi, dunque c’è la certezza che almeno stavolta il premier sia stato capito bene». Roberto Castelli garantista: «Si riferiva ai militanti, non agli elettori».
Come un sol uomo ovviamente, a coorte intorno al leader, i forzisti. Elisabetta Gardini a spiegare che la sinistra insorge perché quella di Berlusconi è «una sintesi efficace che smaschera l’imbroglio del suo fumoso programma». Pietro Testoni a tradurre che non ce l’aveva con l’elettorato di sinistra, «quei moderati che votassero a sinistra o che non andassero a votare sarebbero dei “coglioni”, cioè degli autolesionisti». Antonio Leone professorale: «Coglione significa sciocco».

E tanti ancora, come il coordinatore giovanile Simone Baldelli che saluta il «linguaggio diretto» del premier, «comune, talvolta ironico e colorito, che moltissimi comprendono e apprezzano, specie tra i giovani».

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