Parte la conta dei danni, integri cinque edifici su dieci

nostro inviato all’Aquila

Di casa in casa, con i «gruppi di rilevamento» della Protezione civile, si procede spediti alla stima reale del disastro. Con la notte arrivano le prime cifre, e dai calcoli sviluppati sulle mappe traspare finalmente un po’ di luce. Sono gli exit pool della catastrofe. Le proiezioni iniziali, in continua evoluzione, su un campione di case cadute e di case rimaste in piedi.
Per la conta dei danni si parte da lontano, comunque fuori dal centro devastato dell’Aquila e dai paesini rasi al suolo come Onna, Paganica, Villa Sant’Angelo: si parte da dove la vita può ricominciare, presto, se non all’istante. Si comincia con i palazzi che hanno barcollato senza inginocchiarsi o svenire su se stessi. Ci si è allargati alle strutture colpite dure ma che sono ancora dritte. E la prima conta è finita con le «situazioni edilizie» dove c’è poco o nulla da fare. E allora vediamoli questi dati: i comuni danneggiati dalle scosse sono in tutto 122, gli edifici colpiti oltre 115mila, quelli crollati o definiti al momento inagibili 55mila, ma da un primissimo campione di 1335 verifiche di agibilità «è emerso – rivela Titti Postiglione, direttore sul campo della Protezione civile - che il 50% degli edifici è agibile». Un altro 20% lo può diventare a stretto giro con una serie di interventi strutturali «minimi» (nel documento si fa riferimento a ristrutturazioni, riparazioni parziali, migliorie statiche) mentre per il restante 30% il restauro viene definito dai tecnici «a dir poco problematico» o nella stragrande maggioranza «non realizzabile» per la «totale inagibilità della struttura». La campionatura – si legge nella prima relazione - ha preso in considerazione un’area circolare che si sviluppa da Santo Stefano di Sessanio (paese-miracolo tra Onna e Paganica rimasto in parte integro) Totani, Tornimparte, Sassa, Montereale, Campotosto, Penne, Aielli, Collarmele, Rocca di Mezzo, Roio Poggio, Bussi e un’altra decina di paesi sfiorati dall’onda d’urto. Per avere un’idea basta leggere i dati riversati con riferimento a Popoli, tra le aree più ferite dal sisma (su 411 case controllate, 68 a rischio crollo e una cinquantina quella destinatarie di un’ordinanza di sgombero) oppure Catignano (dove le case evacuate sono una decina) o Celano (inagibili 50 edifici su 400). È stato poi acquisito il riferimento documentale ai 12.200 alloggi di edilizia residenziale (consorzi, cooperative, enti previdenziali, costruzioni di proprietà di banche o fondazioni) costruiti in trent’anni all’Aquila e dintorni: 4mila sarebbero fuori uso, altre cinquemila necessitano di interventi. La stima in positivo vale per i 36 edifici scolastici dove per oltre il 50% a breve potranno anche riprendere le lezioni perché le aule hanno resistito. Per il resto si potrà ovviare ai disagi con lezioni sotto le tende o in padiglioni di edifici «sani» presi in prestito fino all’estate. Eppoi la Protezione civile ricorda come per le scuole va tenuto presente il dato delle 14.398 famiglie trasferite lungo la costa adriatica che manderanno i figli (in un numero di circa tremila unità) nelle scuole del litorale, tra Pescara e Giulianova. Sul fronte della produzione industriale la percentuale di agibilità riscontrata nelle 131 visite sin qui effettuate per capire se è il caso di riavviare al più presto le attività produttive, viene definito «confortante». I dati delle ispezioni sulle aziende di piccola e media struttura, anche qui, parlano chiaro: su 8.112 aziende appena un quarto non è in grado di rimettersi in moto immediatamente. Più problematica la rinascita del comparto agricolo poiché quasi la metà delle 406 imprese registrano danni non da poco. Segnali positivi arrivano dall’agibilità riscontrata in una trentina di centri commerciali su trentacinque esaminati.
Nella relazione della Protezione civile c’è poi spazio per le ricognizioni avviate con i tecnici della provincia «sui collassi della trama stradale» con importanti cedimenti strutturali di strade (le provinciali Forconese, Madonna D’Appari, Lucoli, Nuova Vestina, Subequana) ponti (hanno raggiunto quota 22) i ripidi tornanti dei paesi (77 finora) oltre a cedimenti di scarpate. Elvezio Galanti, braccio destro di Bertolaso e massimo esperto di sciagure nostrane, a fine serata la mette così: «L’agibilità delle case, ovviamente, riguarda la scossa passata, e la gente può tornare a viverci in tempi brevi.

Va detto però che molte delle persone che dormono nei campi hanno la casa agibile, e non tornano per lo shock. Ecco perché il dato del 50 per cento dell’agiblità può essere spalmato e raffrontato, con le dovute cautele, anche in questa direzione».

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