Carmine Spadafora
da Napoli
Gli sceriffi del cielo arrivano anche in Italia. Almeno, approvazione del progetto di legge permettendo, presentato ad aprile di quest'anno, da alcuni parlamentari. L'ideatore dello Sky marshall, versione nostrana, è Giorgio Mosca, un napoletano di San Giorgio a Cremano, titolare della «Security group», azienda che si occupa di sicurezza patrimoniale dei beni ambientali e culturali ma, anche di scorte a personalità. Subito dopo l'11 settembre 2001, Mosca, sulla scia delle esperienze americane, israeliane e australiane, cercò di mettere mano alla sicurezza nei nostri cieli. Nell'attesa che Camera e Senato, approvino il disegno di legge, oggi, presso il poligono di tiro di Chiaiano, quartiere periferico di Napoli, parte il corso organizzato dalla «Security group», in partnership con la società canadese «Idf» e la «Ttg» di Miami. Istruttore di questo primo corso, il primo che si tiene a livello nazionale, è l'israeliano Boaz Shachar, uno dei massimi esperti mondiali di sicurezza personale e di servizi di sicurezza aeroportuale.
Spiega Mosca: «Siamo nati per combattere un deficit di sicurezza a bordo degli aerei, di tutto il mondo. Negli Usa, in Australia e in Israele, questa figura è già esistente e funziona bene». Il disegno di legge è nato in seguito ad un rapporto dell'Enac, (Ente nazionale per l'aviazione civile) di qualche mese fa, con il quale si denunciava «la pericolosità e la scarsa sicurezza che regna negli scali italiani».
Negli Usa è già esplosa da tempo la «sceriffomania» dei cieli: oltre 200mila moduli di richiesta sono stati scaricati da internet e circa 15mila domande sono già giunte alla Federal Aviation Administration (Faa). Un fenomeno analogo è avvenuto alla Cia, subissata dopo l'11 settembre da migliaia di richieste di assunzione. A far scattare la corsa al rischiosissimo incarico di «sceriffi», è stata la decisione della Casa Bianca di proteggere i voli delle compagnie aeree Usa, con la presenza a bordo di agenti federali specializzati nello sventare i dirottamenti.
Un «no» deciso agli sceriffi dei cieli è arrivato tempo fa dal comandante Claudio Di Cicco, responsabile della qualità e della sicurezza delle operazioni Alitalia, favorevole, invece, alle «cabine di pilotaggio con le porte blindate». Per Di Cicco «la prevenzione migliore per evitare attentati e gesti sconsiderati in volo è quella fatta a terra. Su questo tema concorda l'intera categoria dei piloti. In una parola, dobbiamo rendere blindato l'intero sistema del trasporto aereo, a cominciare da uno screening più approfondito dei bagagli. Certo, occorrono apparecchiature sempre più sofisticate e investimenti adeguati».
Intanto, nell'attesa che il Parlamento si pronunci sul disegno di legge, a partire da oggi e fino al prossimo 22 ottobre, l'esperto Boaz Shachar, comincerà l'addestramento dei dodici dipendenti della «Security group» (tra questi anche una giovane signora di 34 anni) ma anche di guardie giurate appartenenti a istituti di vigilanza del napoletano e personale di alcune compagnie aeree. Il programma prevede la teoria e la pratica. Si parlerà delle normative internazionali, di protocolli e procedure già in vigore ma anche di tecniche di autodifesa ed esercizi di neutralizzazione di terroristi o dirottatori. «Questi ragazzi apprenderanno la disciplina ebraica, krav maga, usata dai servizi di sicurezza israeliani», dice il numero uno della Security group.
Il training si concluderà con la simulazione di un attentato. Scenario di questa «fiction», sarà l'aeroporto di Capodichino.
Spiega ancora Mosca: «Per il momento, il disegno di legge non prevede che gli Sky marshall siano armati ma, noi confidiamo in una modifica, che preveda la pistola in dotazione ai nostri dipendenti».
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