Parte da Treviso la Roma del dopo-Cassano

Fabrizio Aspri

Un film già visto. Con Cassano nei panni del protagonista e Spalletti in quelli del pompiere intento a gettare acqua sul fuoco. Già, perché nonostante il barese sia a Madrid, impegnato in una corsa contro il tempo perduto e i chili di troppo, a Trigoria e dintorni si parla ancor di lui, del suo estro, delle sue bizze. E così la prima conferenza stampa del nuovo anno, si è trasformata nell’ennesimo atto della Totò-story. Domande, risposte, frammenti di vita vissuta in giallorosso da colui che molti hanno già definito il grande rimpianto del calcio made in Italy. «Non mi sento responsabile - dice Spalletti - anche perché, quando ha evidenziato un buon comportamento, l’ho sempre utilizzato, donandogli una vetrina». Verissimo. Come le voci in base alle quali, tra Totti e Cassano, ormai da tempo non correva buon sangue. «Non c’era più l’amicizia di qualche tempo fa - confessa il tecnico - ma in campo e fuori si rispettavano. Su questo non ho dubbi». Poi, l’ammissione. «Credo di aver fatto del bene a Cassano togliendogli la fascia di capitano. Ho cercato di fargli capire che poteva dare di più. E in questo modo gli ho voluto bene. Gli auguro tanta fortuna. Ha grandi potenzialità: l’essenziale è saperle sfruttare».
Un mugugno in meno a Trigoria? Possibile. Ma i «casi», sulla sponda giallorossa del Tevere, fioccano come la neve la notte di Natale. Il prossimo: Mancini. Vorrebbe andar via, cercare altrove affermazioni e tanti, troppi euro. Non sarà un’impresa da poco trattenerlo, ma Spalletti che conta sul brasiliano e su Chivu per progettare la squadra del futuro, non perde la speranza. «Il giocatore è nostro - chiarisce - e non lo diamo via: contiamo su di lui e lo aspettiamo. Deve solo migliorare sotto alcuni aspetti». Come da copione. Ma intanto ieri, a Radio Radio, uno dei due agenti di Mancini, Mino Raiola, ha detto a chiare note che al massimo tra quindici giorni ci sarà un incontro tra la Roma e l’entourage del laterale. Lo scopo: fare in modo che la società «mantenga le promesse fatte». «Intanto consiglio a Mancini di tornare a disposizione il prima possibile - incalza Spalletti - e di mostrare le sue qualità: questa è la miglior medicina. I procuratori sono importanti, sia chiaro. Ma lo paghiamo e lo gestiamo noi. Insomma, non esiste un caso Mancini. È vero, non ha partecipato alla cena della squadra. Ma i suoi comportamenti sono giusti». Insomma, Mancini, a detta del suo allenatore, non seguirà le orme dell’amico Cassano. Altro capitolo spinoso: Eleftheropoulos. Il portiere greco, non convocato, vuole cambiare squadra. «Se avremo la possibilità lo accontenteremo. Io lo ritengo alla pari di Curci e Doni, ma questi hanno più prospettive e, soprattutto, sono nostri».
Intanto oggi torna il campionato. Da Treviso parte la rincorsa giallorossa.

Quindici gare in cinquanta giorni per dare un senso alla stagione. «È vero, inizia una fase importante, in grado di aprire diversi scenari sia in Coppa che in campionato. Abbiamo perso troppe partite in casa e incassato troppi gol: guai a commettere gli stessi errori».

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