La partita più bella di sempre

Ha fermato l’orologio dello sport: la finale di Wimbledon vinta da Nadal su Federer non è stata solo un match di tennis, ma l’espressione assoluta di talento ed emozione

Nella vita è sempre difficile fare paragoni ed è giusto che ogni epoca incoroni i propri eroi. La letteratura e l'arte possono avere degli aspetti opinabili, cosa ben più complicata nello sport dove esiste una giustizia suprema strettamente legata al risultato. Nello sport è molto arduo barare e alla fine vince sempre chi è più forte.
Tuttavia, al termine della finale disputata a Wimbledon da Roger Federer e Rafael Nadal, partita che ha offerto agli appassionati di tennis uno spettacolo sublime, si è aperto un dibattito per definire se domenica il mondo ha avuto il privilegio di assistere alla più bella partita della storia. Nel pezzo che ho scritto di getto alle 22.30 di domenica sera parlavo di un irripetibile thriller tennistico, dell'incontro perfetto, di una insuperabile qualità di gioco. Lodavo il coraggio e la dinamicità di un tennis espresso a velocità inimmaginabili.
Ieri, per non correre il rischio di lasciarmi travolgere da eccessi di entusiasmo, ho telefonato a Nicola Pietrangeli per essere confortata dalla sua opinione. Ricordandogli, tra l'altro, una sua semifinale persa a Wimbledon contro Rod Laver nel 1961, dopo aver condotto 4-3 nel quinto set. In quell'occasione io e Silvana Lazzarino eravamo sedute sui gradini del Centrale perché nello Stand dei giocatori non c'era più posto. Tutte e due avevamo fatto un fioretto affinché il nostro eroe vincesse! Nicola - ricordando - ha riso. Poi mi ha detto che le uniche emozioni paragonabili a quelle provate domenica, secondo lui, risalivano a un confronto al quale avevamo assistito nel 1969. Un match giocato da Pancho Gonzales e Charlie Passarell all'inizio dell'Era Open. Record di durata: 5 ore e 12 minuti. Giocato in due giorni: 22-24, 1-6, 16-14, 6-3, 11-9. Vinse Gonzales che veniva dal professionismo e aveva compiuto 41 anni mentre Charlie Passarell era il giovane emergente. Un match che ricordo benissimo, difatti non volli perdermi un solo quindici della seconda giornata, quando Gonzales indietro di due set riuscì a rimontare e vincere! Allora nel tennis c'era il dibattito per stabilire se fossero più forti i professionisti o i dilettanti. Una cosa è certa Passarell e Gonzales giocarono il match più lungo della storia, una partita nella quale non ci si riposava ai cambi di campo, ma non era una finale.
Chiuso il capitolo di ricordi improponibili perché troppo lontani, con Nicola ho esaminato la finale del 1975, vinta da Arthur Ashe (l'uomo dalla pelle scura che morì di Aids per colpa di una trasfusione) contro l'arrogante Jimmy Connors detentore del titolo. Infine siamo passati alla finale del 1981 vinta da Borg contro McEnroe al termine di un'altra battaglia che occupa posizioni privilegiate negli annuali del tennis. Per concludere, Nicola ed io abbiamo deciso di votare: «Si!...» Roger Federer e Rafael Nadal hanno giocato la più bella finale della storia.
A questo punto mi lascio andare a una piccola confessione. Domenica, quando la partita è cominciata tifavo Nadal, forse perchè lo spagnolo con me è sempre stato di una gentilezza squisita. Però nel momento decisivo inconsapevolmente mi sono trovata a sperare che vincesse il suo valoroso avversario. Lunghe ombre avevano avvolto il Centrale quando Federer,con straordinaria eleganza e dignità è uscito dalla sfida. Al numero uno del mondo per vincere sarebbe bastato un piccolissimo «quindici» abilmente piazzato sullo score dalle mani di un prestigiatore...

Ma, quell'aiuto il Dio del tennis glielo ha negato! Quel Dio del tennis che invece ha regalato a tutti noi un pomeriggio probabilmente irripetibile. Perché se Nadal-Federer è stata finora la più bella partita della storia è difficile che per quantità di emozioni e sublimazione del talento ci potrà essere qualcosa di meglio in futuro.

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