da Roma
Cambia pelle la «centrale rischi». Governo ed Autorità di Vigilanza (Banca dItalia e Consob) stanno stendendo una rete di controlli per evitare la creazione di falle nel sistema finanziario italiano. Così, dopo il blocco delle vendite allo scoperto di titoli da parte degli operatori (deciso la settimana scorsa da Consob, sulla scia di misure analoghe prese negli Stati Uniti), su iniziativa della Banca dItalia Giulio Tremonti, nella sua duplice veste di ministro dellEconomia e di presidente del Comitato per il credito ed il risparmio, firma un decreto che estende i compiti della «centrale rischi».
Nella sostanza, a partire dal primo gennaio prossimo, sarà la banca centrale a controllare anche i piccoli prestiti: da quelli al consumo, ai mutui, ai prestiti personali. In questo modo, gli intermediari finanziari potranno conoscere in tempo reale i rischi a cui andranno erogando prestiti a questo o quel soggetto.
Al momento, questo tipo di controllo sui prestiti di importo limitato è affidato ad un archivio in gestione alla Società interbancaria per lautomazione. Il suo trasferimento nellambito della «centrale rischi» di Banca dItalia consentirà maggiori possibilità di verifiche e controlli incrociati sulla «sostenibilità» di chi contrae un prestito. Daltra parte, lattuale crisi finanziaria nasce dal fenomeno dei mutui subprime: mutui concessi a fasce di popolazione che, al variare dei tassi, non sono più riuscite ad onorare le rate.
Lobbiettivo delliniziativa di Tremonti è proprio quello di mettere in mano alla Banca dItalia gli strumenti per verificare le condizioni economiche di un soggetto. Da qui, il rafforzamento dei poteri e dei campi dazione della «centrale rischi». Si tratta di interventi preventivi destinati a mettere in piedi quella rete di controlli che prima non esistevano. E che dovrebbero scongiurare o quantomeno tamponare falle nel sistema, attraverso lutilizzo di strumenti finanziari considerati «a rischio». Oppure, lerogazione di prestiti a soggetti che non offrono le opportune garanzie.
In altre parole, è come se i criteri per lerogazione del credito previsti da «Basilea 2» venissero applicati (con le opportune modifiche) ai piccoli prestiti.
Negli Stati Uniti i campi dazione della «centrale rischi» sono ben più ampi di quelli italiani. Tanto per fare un esempio, lAgenzia delle Entrate americana ha accesso alla «centrale rischi» della Fed. Ed attraverso questo strumento riesce ad estendere i controlli anti-evasione.
In altre parole, gli evasori fiscali americani vengono scoperti anche attraverso la loro movimentazione bancaria. Il decreto di Tremonti non estende, ovviamente, i poteri della «centrale rischi» fino a questo punto. Ma lutilizza per scongiurare prestiti «a rischio» per il sistema.
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