Suggestionata da pubblicità ingannevole, più della metà degli italiani ha risposto al richiamo dei referendum che, pertanto, hanno ottenuto il quorum necessario alla loro validità. Non c’è da stupirsi. Dopo il disastro in Giappone, la gente è letteralmente terrorizzata dal nucleare e lo rifiuta. Contro la paura, razionale o irrazionale, non c’è rimedio. E molti cittadini di centrodestra si sono uniti a quelli di centrosinistra nel respingere l'energia giudicata «pericolosa ». La politica non c’entra. Chi assicura che s'è trattato di una consultazione per dire Sì o No a Silvio Berlusconi sbaglia sapendo di sbagliare. Ricorre cioè a un'interpretazione forzata del voto nella speranza di realizzare un sogno: far saltare il banco, buttare giù il governo e sostituirlo con un sarchiapone tecnico in attesa di elezioni anticipate, magari con una nuova legge elettorale cucita su misura per favorire le sinistre da troppo tempo a digiuno di potere.
La realtà, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, è che si è ulteriormente allargato il fosso che separa i partiti dagli italiani. I primi hanno giocato sporco strumentalizzando le urne per scopi diversi da quelli dichiarati, mentre i secondi hanno votato sul serio in opposizione al nucleare sotto l'effetto dell'incidente di Fukushima (la stessa cosa accadde nel 1987, dopo Cernobyl), contro la privatizzazione dell'acqua ( mai avvenuta né prevista) e contro il legittimo impedimento, di fatto già annullato dalla Corte costituzionale. L'esultanza dei referendari è quindi insensata. Con questo non vogliamo sostenere che gli elettori siano stati sciocchi; semplicemente i furbacchioni dei palazzi romani li hanno infinocchiati, usando la disinformazione che vari media si sono prestati a diffondere a piene mani.
Nel nostro Paese succede spesso: si insiste a raccontare bugie che, alla fine, passano per verità. Adesso, nell' euforia della falsa vittoria, gli avversari della maggioranza si sono inventati uno slogan mortuario: il berlusconismo è defunto. Spacciano un auspicio per un accadimento. Per fortuna i programmi televisivi marcatamente di sinistra o sono andati in ferie o stanno per andarci, altrimenti ci toccherebbe sorbire ogni settimana un funerale pur in mancanza della salma. Qualcuno afferma che il premier abbia commesso un grave errore annunciando che non si sarebbe recato al seggio e dicendo che lasciava libertà di coscienza (e di scelta) ai propri elettori. Il che avrebbe indotto parecchi di loro a disubbidire agli orientamenti astensionistici dei vertici del Pdl. Altri aggiungono che Umberto Bossi avrebbe fatto di peggio accodandosi all'amico Silvio nell'impartire ordini ai suoi. Non crediamo alla fondatezza di analisi simili.
Pensiamo piuttosto che i connazionali siano portati ad agire di testa loro. Non si sentono (giustamente) sotto tutela e non riconoscono la patria potestà ai partiti, i quali, d'altra parte, farebbero bene a non considerarsi tanto importanti da essere ascoltati nelle loro indicazioni di voto. La sconfitta attribuita al centrodestra nasce dal clima antinucleare creatosi in tutto il mondo davanti alla prova che le centrali possono guastarsi con conseguenze da brivido. Le parole stesse, energia atomica, evocano immagini da incubo. Ovvio che un referendum per allontanare la minaccia di ridurre la terra a un deserto senza vita abbia trovato largo seguito, trascinando anche gli altri referendum, sull'acqua e sul legittimo impedimento.
Nel momento in cui un cittadino entra in cabina e traccia la croce su una scheda, poi la traccia anche sulle altre tre. Quelle relative alla privatizzazione della rete idrica (non dell'acqua) sono state un invito a nozze perché i quesiti lasciavano intuire che, votando Sì, non si sarebbe più pagato l'aumento della bolletta. Il fatto che le condutture (pubbliche) siano conciate male, e vadano riparate per evitare dispersioni e rubinetti asciutti, non è stato, lì per lì, valutato. Siamo gente strana, noi italiani: sollecitiamo l'abbassamento delle tasse, ma pretendiamo che tutto sia gestito gratis dallo Stato: reti idriche, Rai, ferrovie, sanità, pensioni, strade. Con quali soldi? Questo è secondario. Non ci poniamo neanche il problema. L'unico a porselo è proprio Berlusconi, che per rilanciarsi sta studiando una riforma fiscale. Quale, ancora non si sa.
Di sicuro per ridimensionare il prelievo è indispensabile comprimere la spesa, sennò i conti - già al dissesto - non torneranno mai. Non ci resta che attendere. Cosa uscirà dal cilindro del premier? Se sarà un bel coniglio,com’è probabile, la sinistra continuerà a sognare ribaltini e ribaltoni, governi tecnici e altre diavolerie.
E il perché è presto detto: dal voto amministrativo, un paio di settimane fa, e dalla consultazione referendaria non è emersa una maggioranza, o almeno un gruppo in grado di diventarlo, ma un coacervo di illusi accomunati dalla voglia di cambiare. Cambiare cosa con cosa? Mistero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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