Patanè, tra mitologia e citazioni colte

Si intitola «32 Rooms» la mostra che raccoglie gli ultimi lavori del celebre artista

Nica Fiori

Fino al 16 luglio, nel Complesso del Vittoriano, una sequenza di «32 Rooms» accoglie il visitatore della mostra dedicata al pittore e scultore Giangaetano Patanè, curata e presentata dal Sovrintendente speciale per il Polo museale romano Claudio Strinati. Si tratta di trentadue dipinti, ipotetiche stanze di un albergo, o celle della mente, in cui si svolgono avvenimenti reali o forse solo sognati. Ciò che vediamo in queste opere suggerisce una storia, che cambia a seconda dell’ordine in cui si dispongono gli eventi.
Il tema dell’isolamento è ricorrente a partire da Solitudine (2003, olio su tela) a Numerosa solitudine (2004, bronzo dipinto su tavola), che ripropone la figura precedente, costituita da tante tessere quadrate riproducenti ognuna la stessa immagine archetipica, per giungere a Grido bianco (2005, olio su tela), nel quale un uomo, seduto a tavola, fa uscire dalla sua bocca una vistosa striscia bianca, verso un interlocutore che non c’è. Anche il paradosso della barca in una stanza, ripreso in diversi dipinti, dà l’idea della solitudine, della mancata unione con il mare, o forse con l’Ade, se si vuole vedere in questa serie le barche traghettatrici di anime secondo gli inquietanti quadri di Böcklin. Un’altra serie, Los fusilamientos 2004, che cita volutamente Goya, trasmette l’immagine dell’uomo solo davanti alla morte. E sole, infine, sono anche le Teste immobili e fisse, dove i lineamenti quasi scompaiono. Qua e là affiorano alcuni miti, relativi alla Sicilia come in Sognando tra Scilla e Cariddi (2002, olio su tela) o in Ulisse al Ciclope (2004, cera su tela). Attraverso queste opere, eseguite con varie tecniche, la mostra intende documentare la versatile attività di Patanè dal 1997 a oggi, evidenziando la sua compiutezza artistica, fatta di un linguaggio essenziale e di un mondo figurativo tutto suo. Le sue opere sono piene di citazioni di grandi artisti, che niente tolgono, però, all’originalità della sua arte. I suoi temi sono malinconici, ma si intravede un messaggio di speranza.

Le sue figure, pur inserite in una dimensione onirico-metafisica, sono rese concrete dall’acceso cromatismo e dalla variegata materia usata. Il suo stesso Autoritratto (2005), realizzato in olio e alluminio su tela, ha qualcosa di cupo, ma allo stesso tempo trasmette la sua creatività e la sua tenacia. Orario: 10-19.30; ven-sab 10-22.30 (ingresso gratuito).

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