Pathos e tensione nella casa del terrore

Perché rifare un film esattamente uguale all’originale, salvo gli interpreti? Perché uno degli attori (Ulrich Mühe) del primo Funny Games (Giochi divertenti) è morto e perché gli altri, seppur vivi, recitano solo in tedesco.
Di qui l’idea di un altro cast, anglofono, per rifare Funny Games, sebbene siano vivi i quattro quinti di coloro che hanno visto il precedente. Infatti il regista Michael Haneke mira al pubblico americano con questo rifacimento, girato in Gran Bretagna grazie a soldi francesi, tedeschi e italiani.
Una coppia borghese (Tim Roth e Naomi Watts) con figlio ragazzino (Devon Gearhart) raggiunge la sua villa su un lago. Arrivando, scorgono i vicini in giardino, silenziosi, accanto a due ventenni (Michael Pitt e Brady Corbet) in tenuta bianca. I quali, poco dopo, si presentano alla porta dei nuovi arrivati. Così per loro comincia l’incubo e per Haneke, che odia i benestanti, il sogno. Il regista tifa per i letali intrusi, angeli della morte, strumenti della sua rabbia. «Preferisco un delinquente a un borghese», scriveva Ernst Jünger. Haneke potrebbe sottoscriverlo.
A film uguale, giudizio uguale, detratta la mancanza della sorpresa, l'elemento più interessante di questo film del terrore quand’era stato in concorso al Festival di Cannes del 1997 (il giurato marxista-borghese Nanni Moretti l’aveva detestato).

Numericamente preponderante, il pubblico senza villa e senza ragazzino sarà avvinto; quello - esiguo - con con ragazzino doterà, invano, la villa di offendicola e fucile a pompa. Dunque il film è comunque bello.

FUNNY GAMES di Michael Haneke (Germania/Francia/Italia, 2007) con Tim Roth, Naomi Watts. 112 minuti

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