«Merci Marcel!», l’unico a gridarlo fu Patrick Vieira: nel 1998 aveva 22 anni e si trovò a giocare uno spezzone di quella fantastica storia francese perché Desailly si fece espellere nella finale. Sorte da predestinato che oggi ha ritrovato. Vieira è un leader, dicono i compagni, anche quando non c’è con la forma, il suo calcio si imbolsisce, e non gli resta altro che combattere. Vieira è un combattente sotto tutte le frontiere, ha l’animo di un giocatore di rugby, testa bassa dritto verso la meta. In questo mondiale è stato uno dei migliori nel tackle. Guida la classifica in testa a testa con l’argentino Mascherano e l’inglese Hargreaves, due che hanno già lasciato la compagnia mondiale. Ci sono stati momenti in cui Vieira pareva un fantasma, spettatore non pagante di una squadra che aveva bisogno di sentirlo nel cuore del gioco. Ancora una volta c’entrava la stravaganza tattica di Domenech.
I due hanno discusso, non sono state carezze, ma alla fine Vieira ha ricominciato a giocare da leader, onnipresente e indistruttibile nel gestire il gioco, pronto a bruciare tutti sul tempo con un passaggio. L’ottimismo e i buoni risultati gli hanno fatto dimenticare la pubalgia che ha offuscato l’alone di grandezza con cui era arrivato dall’Arsenal e che lo aveva esaltato nei primi tempi bianconeri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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