Pazzali si difende per 12 ore: "Non sapevo dei dossier illegali"

L'ex presidente della Fondazione Fiera si fa interrogare per la prima volta dai pm: "Totale estraneità alle accuse"

Pazzali si difende per 12 ore: "Non sapevo dei dossier illegali"
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I dossier illegali di Equalize? "Non li ho mai richiesti", Carmine Gallo e Nunzio Samuele Calamucci li preparavano "a mia insaputa" e tenendomi "all'oscuro". Inoltre, se avessi saputo delle loro attività illecite, non le avrei consentite. È la sostanza della difesa di Enrico Pazzali, il fondatore dell'agenzia investigativa finita al centro di un'inchiesta su un presunto giro di spionaggi e ricatti. Anche perché l'ex presidente della Fondazione Fiera precisa di non avere mai avuto "le competenze informatiche" per effettuare o avallare accesi abusivi a banche dati vietate: gli aspetti operativi della società erano in mano all'ex super poliziotto (morto per infarto lo scorso marzo) e all'hacker.

Pazzali ha parlato martedì per la prima volta davanti al pm della Dda titolare dell'inchiesta, Francesco De Tommasi, e assistito dall'avvocato Federico Cecconi. Ha risposto alle domande respingendo le accuse, imputazione per imputazione, per quasi 12 ore dal primo pomeriggio fino a oltre la mezzanotte. L'ex numero uno di Fondazione Fiera rischia il processo, dopo che questa estate gli è stato notificato l'avviso di conclusione indagini. Ha sostenuto che le attività illecite ricostruite dalla Procura, in particolare gli accessi abusivi alle banche dati delle forze dell'ordine (lo Sdi), per poi confezionare dossier, avvenivano nell'agenzia da lui fondata senza che lui ne fosse a conoscenza. Gli arresti nell'ambito del caso Equalize sono scattati quasi un anno fa e la chiusura dell'inchiesta ha riguardato 15 persone (altri filoni sono ancora aperti). L'accusa è di associazione per delinquere e per i pm proprio Pazzali sarebbe stato il "capo" del gruppo.

Da parte sua l'ex manager ha professato la propria "totale estraneità alle accuse". In sostanza, da quanto si è saputo, è stato ascoltato nell'interrogatorio da lui richiesto su tutte le circostanze emerse dalle indagini, episodio per episodio. Ha ribadito la propria "mancata consapevolezza" delle operazioni illegali che venivano portate avanti, a suo dire, da Gallo e Calamucci. Un quadro in linea con la difesa che aveva già presentato al Riesame, che ha respinto la richiesta di arresti domiciliari a suo carico, pur confermando i gravi indizi di colpevolezza. Il business di Equalize, da qual che lui sapeva e stando alla sua versione, si basava su relazioni "reputazionali" perfettamente legali. Mai chiese, sempre stando alla sua difesa, report illegali, men che meno su figure politiche e istituzionali, come ad esempio quelle emerse negli atti, Ignazio La Russa e i figli e Daniela Santanchè.

Altre domande del pm hanno riguardato anche i rapporti di Pazzali, anche questi agli atti, con vertici istituzionali e delle forze dell'ordine. Rapporti che l'indagato ha inquadrato sempre in un ambito di legalità.

Per l'accusa, il gruppo delle presunte "cyber-spie" agiva "per finalità di profitto", vendendo "informazioni illecitamente acquisite, oppure a scopo estorsivo e ricattatorio, per condizionare e influenzare" settori "della politica e dell'imprenditoria".

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