Il Pd esulta per aver perso la Liguria (e l’8 per cento)

(...) Insomma, all’alba il vincerò di Burlando suonava già più stonato. Perché Pdl e Lega non si sono soltanto limitati a scambiarsi qualche voto (-2.3 il partito di maggioranza relativa fermandosi al 34.4, + 3.1 il suo fedele alleato volando al 9.9) ma hanno addirittura aumentato un po’ rispetto al già incredibile voto delle politiche dell’anno scorso. E il Pdl ligure è addirittura il più forte di tutto il Nord Italia (in Lombardia è al 33.8%, in Piemonte al 32.41, in Friuli al 31.84, in Veneto al 29.33). Dall’altra parte l’unico segno positivo è quello dell’Italia dei Valori (che già chiede almeno la poltrona di vicepresidente della prossima Regione per restare alleato), ma il 3.6 di aumento è meno della metà del 7.8 lasciato sul campo dai compagni che non sbagliano mai.
Claudio Burlando e il segretario-ombra Mario Tullo smanettano sulle calcolatrici per ricordare che alle regionali la grande ammucchiata comunque si farà. Che il centrosinistra potrà sommare di nuovo i voti comunisti di Rifondazione e scissionisti vari a quelli dei postdemocristiani per battere il grande nemico Biasotti. Anche alla prova del nove, però, il totale dei voti raccolti in questa tornata elettorale in Liguria, non spinge il sinistra-centro oltre il 44.6 per cento. Per Pdl e Lega (insieme al 44,3) sembrano invece già avviate le trattative per l’accordo con La Destra, Pensionati, Mpa e Alleanza di centro (0.6 per cento) e con la Fiamma Tricolore (altro 0.6).
Nessuno in pratica sfonda quota 50 per cento, ma Biasotti avrebbe un vantaggio di circa un punto su Burlando. Questo perché l’Udc, che aumenta un po’ (dal 3.8 al 5 per cento) ma non ottiene quella forza straordinaria che cercava, al momento non si sbilancia. Rosario Monteleone, plenipotenziario del partito di Casini in Liguria, si vede infatti sbattere malamente la porta in faccia da Marco Nesci, capogruppo di Rifondazione in Regione, che giura di non fare accordi con l’Udc. Dall’altra parte l’accordo è ben lungi dall’essere raggiunto, tanto che lo stesso Monteleone non risparmia critiche al coordinatore regionale Pdl, Michele Scandroglio, ma le diversità ideologiche sono sempre più difficili da superare e ieri sui temi della famiglia e dei valori lo scontro con il centrosinistra si è fatto nuovamente incandescente. L’Udc non esclude di presentare una propria lista, equidistante dai due schieramenti, che comunque impedirebbe a Burlando di recuperare l’attuale gap, anche perché gli stessi radicali hanno sempre presentato una loro candidatura separata.
Mentre il vice coordinatore provinciale genovese del Pdl, Gian Nicola Amoretti, inizia a ringraziare tutti gli elettori che hanno confermato la fiducia al Pdl, i dirigenti del Pd (l’assessore comunale genovese Mario Margini in testa) provano a giocare con i numeri dell’astensionismo. A Genova città il Pd resta infatti primo partito, così come alla Spezia nonostante le dichiarate speranze di sorpasso del consigliere regionale Pdl Gino Morgillo. «Abbiamo vinto dove più forte è stato il calo di votanti, è la dimostrazione che l’astensionismo ci ha penalizzato», garantisce Margini cercando senza peraltro risultare convincente sul rapporto causa-effetto. Piuttosto colpisce il fatto che il Pdl perda maggiormente proprio nei comuni dove si votava solo per le europee, mentre laddove c’era più interesse per le elezioni amministrative (Savona, Imperia e Sanremo soprattutto) il centrodestra è andato fortissimo e ha staccato il Pd, che pure in alcuni casi era al governo.

Un dato che forse può far riflettere sull’efficacia della campagna elettorale condotta dal Pdl per le europee, ma non certo avvalorare l’ipotesi dei dirigenti Pd. Che però, anche in Liguria, sembrano accontentarsi di quel che passa il convento avversario.

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