Pd, eutanasia di un partito. Majorino vuole scioglierlo e i compagni non ci stanno

MAGGIORANZA IN CONFUSIONE L’ultimo terremoto. L’assessore: "Troppe liti, siamo lenti. Ci vuole un gruppo unico". La capogruppo: "Una boutade". E dagli alleati commenti gelidi. Masseroli (Pdl): "Hanno capito che le divisioni bloccano la giunta"

Pd, eutanasia di un partito. Majorino vuole scioglierlo e i compagni non ci stanno

L’onda arancione rischia di sommergere (e affondare) il Pd. Tra i testimonial di un unico grande movimento ora c’è pure l’assessore al Welfare Piefrancesco Majorino, che nella lite interna ai Democratici tra Stefano Boeri, neo-rottamatore, e il segretario provinciale Roberto Cornelli si è schierato apertamente con il primo. L’archistar continua a chiedere un cambio di marcia nel partito e un ricambio dei vertici. E Majorino lo segue: «Il Pd è carente, lento, gli assessori vorrebbero un partito che stesse un passo avanti a loro non un passo indietro». E ieri davanti alla platea dei «Comitati civici x Milano», il movimento arancione coordinato da Paolo Limonta, ha proposto di creare «entro pochi mesi» un gruppo unico di maggioranza «a Palazzo Marino e nei consigli di zona», che raccolga tutti i partiti che hanno sostenuto l’elezione di Pisapia. Via d’uscita contro il rischio di divisioni di partito e di fazione. «É necessario - sostiene Majorino - che la coalizione di centrosinistra debba poter parlare con un’unica voce». La capogruppo del Pd Carmela Rozza, da giorni continua a ripetere che gli assessori «dovrebbero fare il loro lavoro invece di continuare a lamentarsi» e archivia secca la proposta come «una boutade, i processi politici di questo tipo si costruiscono non si improvvisano». E ora non ci si può «distrarre» sulle boutade, ma «dobbiamo concentrarci sulle priorità, il Piano del territorio e il bilancio preventivo 2012». Il partito (almeno all’apparenza) ostenta sicurezza, nessun timore che il Pd si possa sciogliere in un movimento arancione, anche perchè «con il 28% dei voti alle elezioni» nell’ipotesi di un gruppo unico la gestione non sarebbe in discussione, «semmai dovrebbero preoccuparsi i partiti più piccoli». Piuttosto, si domanda qualcuno, «Majorino dovrebbe chiarire in che ambito si muove».
Gestione prenotata dal Pd? Non la pensano tutti così. «Non sono contrario a priori all’ipotesi del gruppo unico, anzi, l’idea è innovativa non esiste ancora in Italia - fa presente il consigliere di Sel Mirko Mazzali -. Ma rimane il problema di stabilirne la gestione, a partire da chi la dirige. E non darei per scontato i Democratici, che peraltro non credo siano monolitici. Come in tutti i gruppi, prevarrebbe la maggioranza». Più freddo all’idea il coordinatore della sinistra radicale Antonello Patta: «Bisogna procedere per passaggi, e per ora mi accontenterei di rendere più efficace il dialogo interno alla maggioranza e con gli assessori, siamo ancora indietro».

Il capogruppo del Pdl Carlo Masseroli osserva invece che «Majorino, come Pisapia si accorge che l’opposizione interna è il vero problema di questo governo cittadino già allo sbando, e che il Pd è diventato un partito popolare senza popolo». Sentir parlare di gruppo unico «fa sorridere» anche il leghista Matteo Salvini.

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